Dalla Val Seriana

Il pediatra: "Per proteggere i nonni servono i tamponi anche ai bambini, ci diano la possibilità di prescriverli"

"E' l'unico modo per rispondere alla domanda: 'Possono tornare dai nonni?'. Bisogna tutelare il 40% di persone qui non ancora infettate".

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Secondo le prime stime dai test sierologici effettuati in provincia di Bergamo, la zona d'Italia più colpita dal Covid-19, in Val Seriana addirittura il 62% della popolazione sarebbe stato infettato dalla malattia. Ma c'è ancora un 40% da tutelare e i bambini possono diventare un fattore di rischio, soprattutto per i nonni. Ai pediatri però non è data facoltà di prescrivere i tamponi...

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Servono i tamponi anche ai bambini

"I bambini in tutta questa situazione sono stati completamente dimenticati. Lo posso capire in una fase 1, non lo posso capire in una fase 2 in cui abbiamo bisogno di sapere di più".

Così Emanuele Gnecchi, pediatra da 21 anni a Gazzaniga in quella Val Seriana che finora s'è rivelata il cluster coronavirus più problematico nell'intera Europa.

Non è che i bambini non si ammalano. Lo fanno il più delle volte lievemente, ma restano contagiosi.

"Certo, abbiamo per esempio riscontrato un aumento delle malattie dermatologiche, di poca entità, che si auto risolvono e che sembra siano manifestazioni tardive dell'infiammazione - ha continuato il pediatra - Il problema è sapere quanto tempo questi bambini rimangono infettivi, se lo sono ancora oppure no, soprattutto adesso che i genitori riprendono a lavorare e la domanda classica è: 'Ma io il bambino adesso lo posso riportare dai nonni oppure no?"

Nessuno lo può dire con certezza fino a che non si possano fare i tamponi.

"Ma il punto è che i pediatri non possono chiedere tamponi. Siamo molto preoccupati per il rientro nelle scuole e negli asili, perché se anche qui in Val Seriana possiamo ipotizzare un 60% di persone infettate, ma c'è ancora un bel 40% di persone che va protetta: rimettere tutti in comunità senza controlli sarebbe drammatico".

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