eventi

Lavoro, come superare il paradosso italiano

Tiraboschi: "I talenti non si attraggono ma si creano grazie a un sistema territoriale integrato"

Pubblicato:

Il nostro mercato del lavoro non risponde alle reali e attuali esigenze delle imprese e delle persone. La soluzione? Un sistema territoriale integrato che favorisca la crescita dei giovani e dell’economia, con una nuova visione del lavoro. Protagonista dell’e vento organizzato dal nostro gruppo editoriale Netweek, in collaborazione con Temporary e il Gruppo Attal, è stato Michele Tiraboschi, professore ordinario di Diritto del Lavoro all’Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore scientifico di Adapt, l’associazione di studi fondata nel 2000 da Marco Biagi, il giuslavorista assassinato dalle Nuove Brigate Rosse nel 2002.

Come sta cambiando il mercato del lavoro

Mercoledì 1 dicembre, a Lariofiere di Erba, Tiraboschi ha affrontato il tema “L’attrazione dei talenti alla prova della trasformazione di imprese e lavoro”, di fronte a molti imprenditori e manager. Prima di tutto ha presentato una chiara fotografia della situazione:

"Il mercato del lavoro italiano vive da anni un paradosso: da una parte le aziende non trovano le professionalità di cui hanno bisogno e dall’altra le persone fanno fatica a trovare lavoro. Questo disallineamento tra domanda e offerta nasce dal fallimento del sistema educativo che non incontra le aspettative e i bisogni delle imprese. Inoltre, abbiamo un mercato del lavoro vecchio, dove gli operatori, in particolare i centri per l’impiego, non funzionano, mentre quelli privati vengono ancora visti con diffidenza. Infine, esiste una componente culturale per cui certi lavori e percorsi formativi, in realtà molto richiesti, vengono considerati non prestigiosi dalle famiglie. Il lavoro è fermo a logiche vecchie ed è visto ancora come un posto fisico da occupare e una mansione da svolgere, e non come obiettivi da raggiungere e competenze da fornire. Il tema non è tanto attirare talenti, ma costruire nei territori un sistema integrato che consenta di fare impresa".

Bisogna pure superare la contrattazione nazionale:

"E’ la stagione dei patti territoriali: bisogna mettere intorno al tavolo tutti gli attori che hanno a cuore il futuro del territorio, includendo tutti. Le competenze non si trovano sugli alberi ma vanno costruite: le scuole devono ripensare la formazione, che non vuole dire piegarsi alle esigenze dell’impresa, ma accompagnare i giovani a scoprire l’applicazione pratica di quello che hanno studiato, questo fa crescere conoscenze e competenze".

GUARDA IL VIDEO 

Donne ancora troppo penalizzate

Nel mondo del lavoro, purtroppo, ancora oggi le donne risultano penalizzate. A illustrare la situazione è stata Anna Crupi, amministratore delegato della Pharmalife Research di Garbagnate Monastero (Lc).

"Le donne servono alle aziende? Sono colte, preparate, più istruite degli uomini ma hanno meno occupazione e livelli occupazionali meno qualificati degli uomini. Ci lamentiamo del fatto che le famiglie non fanno più figli, ma ci siamo chiesti se il welfare aziendale del territorio e nazionale è adatto per non fare abbandonare alle donne il posto di lavoro?".

Infatti, solo il 9% delle posizioni di top management è occupato da donne: questo evidenzia le loro difficoltà di fare carriera, di crescere ed emergere in azienda.

"La Commissione europea auspica che per migliorare e stabilizzare l’economia ci sia una presenza femminile in azienda. Ma al momento non è così. Inoltre, perché le donne si devono accontentare di ruoli secondari? Purtroppo devono fronteggiare anche difficoltà culturali: la bassa legittimazione dei colleghi uomini e uno stile di leadership che impone loro di aderire agli stili maschili per emergere. Per migliorare ci sono delle soluzioni. La tecnologia, la sostenibilità e le scienze umane per trovare soluzioni innovative dove ci sia anche l’aspetto etico. Le donne sono sufficientemente tech, infatti la percentuale di donne che si formano in questo ambito sta crescendo negli ultimi anni. Infine, le donne hanno un’inclinazione a una leadership più collaborativa e inclusiva, più innovativa"

GUARDA IL VIDEO 

I bisogni senza risposta del settore high tech

Livio Lamparelli, direttore HR della Technoprobe di Cernusco Lombardone (Lc), ha illustrato le necessità di risorse tecniche nel mercato dell’alta tecnologia. Nei prossimi 5 anni, l’intenzione della multinazionale tascabile brianzola è quella di assumere tra i 1.000 e i 1.500 dipendenti.

"Ogni prodotto della Technoprobe viene fatto nel nostro territorio. Siamo in espansione globale e in continua crescita, tra impianti produttivi e filiali commerciali, al momento abbiamo 11 sedi nel mondo con poli in California e a Taiwan. Inoltre, ci stiamo spingendo verso il mondo della microelettronica meccanica. Il 2020 per noi è stato un momento di fortissima espansione, abbiamo visto una crescita tra il 20 e il 30% anche grazie alla richiesta portata dalla didattica a distanza e abbiamo avuto una crescita del personale: ci stiamo ponendo sfide non indifferenti. Per quanto riguarda le previsioni per il periodo fino al 2027, avremo necessità di raggiungere 1 miliardo di euro di fatturato e di raddoppiare il numero delle persone".

Un personale attualmente composto per il 43% da under 30, su cui l’azienda punta molto per implementare le competenze in impresa, e per un terzo da donne. Proprio in merito alle competenze ricercate nel personale, in particolare periti e ingegneri, l’azienda punta molto anche sulla formazione. Da settembre, ad esempio, con l’Istituto Viganò avvierà un percorso di perito elettronico attraverso laboratori, un’alternanza che garantisca più ore in azienda e quindi un progetto per formare e preparare i giovani all’inserimento nel mondo del lavoro.

GUARDA IL VIDEO

Seguici sui nostri canali