Intervista

Pizzul: "Per ripartire serve un percorso chiaro"

Il presidente del Gruppo Pd nel Consiglio regionale della Lombardia: "Il piano vaccinale si è rivelato un vero disastro, oltre all’errore di comunicazione da parte di AstraZeneca".

Pizzul: "Per ripartire serve un percorso chiaro"
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Il presidente Draghi ha dato un'impronta di consapevole pragmatismo al nuovo Governo e sta sgombrando il campo da retorica e populismo. Un cambio di stile opportuno e che vede tutti i partiti della coalizione uniti - seppure con qualche prevedibile distinguo a portarci fuori da questa drammatica crisi pandemica. Ne ha parlato Fabio Pizzul, 55 anni, presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale in Regione Lombardia.

L'intervista al capogruppo Pizzul

Perché questo non avviene anche in Lombardia? Perché ci si concentra ancora tanto sulle polemiche e suoi problemi - che ci sono - anziché sulle cose da fare?

"Tutto dipende dal fatto che non è mai stato fatto un serio esame di coscienza, un'autocritica da parte del presidente Attilio Fontana e della sua Giunta. Siamo molto delusi dall’atteggiamento tenuto dalla maggioranza durante questa pandemia. Fin dal marzo 2020, come esponente del Pd, avevo espresso la disponibilità del nostro gruppo nel collaborare con l’Esecutivo in modo affrontare meglio questa difficilissima situazione, ma abbiamo solo ricevuto porte in faccia. La Giunta invece voluto fare tutto da sola e la realtà ha purtroppo dimostrato i disastri che sono sotto gli occhi di tutti".

La Lombardia è sempre al centro delle polemiche, però, dei 10,018 milioni di vaccini somministrate al 31 marzo in Italia ne aveva fatti 1,592 milioni, l’88% delle dosi consegnate...

"La nostra regione ha scelto di dimostrare di essere la migliore delle altre cambiando il Piano vaccinale nazionale. E così ha commesso una serie di errori imperdonabili, mettendo in difficoltà gli Over 80 - costretti a iscriversi a un portale per poi ricevere un sms per sottoporsi alla vaccinazione - con tutti i disguidi che abbiamo visto. E questo si è dimostrato un vero disastro, un boomerang. Poi non aver ammesso gli errori ha acuito ulteriormente le tensioni. Il presidente Fontana e l’assessore al Welfare, Letizia Moratti, hanno spiegato con il contagocce anche allo stesso Consiglio regionale".

Lo stop dei vaccini AstraZeneca, anche se solo per tre giorni, ha minato la fiducia nella popolazione?

"È stato un bel problema. Sicuramente questo stop ha minato la fiducia per un errore di comunicazione da parte di AstraZeneca. Nella realtà si tratta di un vaccino affidabile, come tutti i vaccini approvati dalle autorità sanitarie, ma ci vorrà un po’ di tempo prima di recuperare la totale fiducia di tutti".

Come giudica invece il caso Aria? Dopo il problema delle prenotazioni e le code di pazienti in fila per vaccinarsi, il presidente Fontana ha “licenziato” tutto il CdA ...

"È una realtà nata male. L’idea di creare una super società - la punta di diamante dell’innovazione lombarda, il gioiello della tecnologia lombarda e italiana, una realtà capace di gestire le infrastrutture lombarde e fare pure la centrale acquisti - è miseramente fallita. La somma di tante fragilità non ha fatto una forza. La Giunta non ha tenuto conto dei fatti e ha scaricato su Aria l’organizzazione dell’emergenza che oggettivamente non poteva reggere. Lombardia Informatica ha sempre raccolto molte critiche all’interno della Regione; la centrale acquisti ha subito dimostrato di non sapersi muovere come hanno evidenziato lo scandalo dei camici e la gestione dei vaccini influenzali. L’organizzazione della campagna vaccinale è stato solo l’ultimo flop. Non ne ha azzeccata una...".

Ne usciremo da questa crisi  sanitaria, economica e sociale?

"Il problema è proprio capire come ne usciremo. La sensazione è che manca un percorso, un’idea, una visione. Con il cosiddetto Piano Marshall la Regione sta investendo circa 4 miliardi, ma senza una visione strategica: va bene far fare una strada, una rotonda, ma dietro queste iniziative servirebbe anche un’idea di quale Lombardia si vorrebbe per i prossimi anni. La Lombardia, a nostro avviso, deve guardare all’Europa, alla transizione ecologica non solo aspettando i soldi del Recovery Plan ma anticipando queste investimenti strategici con una serie di progetti di ampio respiro".

Enrico Letta è e non è il nuovo segretario del Pd. Come ha accolto questa novità?

"Con grande positività non solo per la stima e la vicinanza che ho sempre avuto con lui. La sua nomina rappresenta una scossa necessaria per il partito che negli ultimi anni era diventato sempre più romanocentrico e poco disponibile all’ascolto delle realtà sociali del Paese e delle varie espressioni territoriali. Questa, per il Pd, diventa una delle ultime occasioni per tornare ad essere un partito in grado di recuperare le grandi tradizioni e offrire una visione di Paese che negli ultimi anni abbiamo fatto fatica a raccontare".

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