I “pionieri” Francesca e Giovanni, l’Agriturismo “Serec” e quella scelta che ha cambiato la loro vita
“Avevamo una carrozzeria a Costa Volpino, ma con la crisi del 2008 il lavoro si era dimezzato. Abbiamo deciso di puntare sull’agriturismo”
“Io voglio coccolare i miei clienti, farli sentire a casa loro. E per far questo, secondo me, non bisogna diventare troppo grandi… noi preferiamo rimanere piccoli, con le nostre due camere da letto e la nostra sala che può accogliere fino a una quarantina di persone… e non ne prendo di più. Se ci dovessimo ingrandire, assumendo alcune persone, forse non saremmo più in grado di coccolare ancora i clienti…”.
Francesca Corona gestisce insieme al marito Giovanni Albertinelli l’Agriturismo Serec, ad Angolo Terme, in Val Camonica. Sono entrambi originari di Costa Volpino e da alcuni anni abitano accanto all’agriturismo, dove c’era la vecchia cascina del nonno di Giovanni. Con loro vivono i figli Giulio e Marta.
Da qui si può godere il bellissimo panorama, le montagne che abbracciano il paese di Angolo e le sue frazioni, i boschi, il verde, la natura. Un vento fresco accarezza e smuove i nostri capelli.
Cosa ha portato qui, a due passi dal Lago Moro e dalla Via Mala, questa famiglia di Costa Volpino?
“Ci sentiamo pionieri. Vedi – spiega Francesca - questo era il terreno del nonno di mio marito, nonno Enrico, che era morto a soli 33 anni. Per anni è stato dato in gestione ai contadini, adesso ce ne prendiamo cura noi (Giovanni sta tagliando l’erba - ndr). Venivamo qui a passare il fine settimana con i bambini, la usavamo come cascina per le vacanze, per prendere il fresco in estate”.
E poi qualcosa è cambiato.
“Sì, lavoravamo nella sua azienda familiare, una carrozzeria industriale, ma in seguito alla crisi del 2008 c’era stato un calo molto forte del lavoro, in pratica si era dimezzato a causa della crisi che aveva colpito le nostre zone. Dovevamo quindi prendere una decisione e c’erano due alternative: o chiudere l’attività a Costa Volpino o vendere questo terreno e investire il ricavato nella carrozzeria. Abbiamo scelto questa seconda soluzione. È stata una scelta epocale, una scelta di vita, un cambio radicale per noi e per la nostra famiglia. Abbiamo fatto insieme questa scelta. Quando venivamo qui ci occupavano dell’orto e io in cucina me la sono sempre cavata abbastanza bene, quindi ci siamo detti: ‘questa potrebbe diventare la nostra attività’… e così è stato. E poi, all’epoca qui in valle non ce n’erano tantissimi di agriturismi.
Abbiamo iniziato i lavori e all’inizio abbiamo tenuto entrambe le attività; quando, dopo il 2008, abbiamo visto che laggiù le cose non andavano bene, abbiamo deciso di dedicarci interamente all’agriturismo. C’è da dire che la svolta è stata Internet, che ci ha permesso di farci conoscere all’estero, e l’evento di Christo”.
La vostra è stata una scelta netta.
“Sì, all’inizio ci prendevano per matti, soprattutto per la scelta di Angolo, ma posso assicurare che chi viene qui rimane colpito da questa zona, dalle montagne, dai boschi. Adesso posso dire che ci abbiamo visto abbastanza lungo…”.
Da cosa deriva il nome “Serec”.
“È il nome di questa località, che noi abbiamo voluto mantenere. Serec deriva da ‘sarese’, ciliegie… e infatti sul nostro logo c’è la ciliegia, perchè questo era un luogo con tante piante”.
Non ti sei mai pentita di questa scelta? “No, non mi sono mai pentita, e mio marito nemmeno; certo che c’è da lavorare tanto, arrivi la sera che sei stanca fisicamente, ma assolutamente non stressata.
Eravamo arrivati a livelli che mio marito non dormiva più la notte, adesso invece è cambiato tutto”.
Questa è una base di partenza, perché il turista viene qui a mangiare, magari anche a dormire e poi può andare a visitare le montagne, i laghi, le valli. E qui arrivano persone da tutta Europa: Austria, Germania, Inghilterra, dall’est; anche da altri continenti, come gli Stati Uniti e Israele.
“Vengono qui tanti tedeschi a cui non piace più il Lago di Garda, perché adesso si fanno file ovunque e gli affitti sono aumentati”.
Dicevi che a te piace coccolare i tuoi clienti, soprattutto con la tua ottima cucina.
“Io ho la licenza della Provincia come agriturismo e potevo scegliere una disciplina aggiuntiva didattica; ho scelto di fare la ‘cooking class’, quindi il turista che si ferma nel nostro agriturismo viene con me in cucina, si mette a cucinare insieme a me, gli mostro i piccoli ‘trucchi del mestiere’, mangia quello che cucina con me. Questo l’ho fatto perché a volte ti dicono: ‘posso venire in cucina con te?’. E così li vedo felici nel cucinare i capù, il ragù, i casoncelli. Questo capita soprattutto con gli stranieri, che sono i nostri principali clienti. In un anno, infatti, almeno il 70% della nostra clientela è composta da stranieri e il 30% da italiani. Quest’anno non è così, perché molti stranieri non sono venuti in Italia a causa dell’epidemia e i soggiorni sono più brevi. Ho comunque avuto un buon riscontro da persone provenienti dalle nostre città”.
Quindi sei anche insegnante, nel senso che insegni agli stranieri la nostra arte culinaria.
“Sì, e loro non chiedono altro che mangiare i nostri piatti. Io ho imparato da mia nonna, che faceva la cuoca all’hotel Franceschetti, in Presolana. Quindi mi ha insegnato la nostra cucina: dai casoncelli ai capù, che sono il mio piatto tipico, una cucina povera ma che richiede molto tempo. Un cliente mi ha detto: ‘continua così, sono stanco dei piatti disegnati’. Chi viene qui vuole la sostanza, la bella fetta di lasagna, il capretto… e il mio cavallo di battaglia, cioè polenta e capù”.
Qual è la reazione degli stranieri, degli israeliani o dei tedeschi, quando vedono i capù?
“Rimangono colpiti e li gustano con piacere. Tieni conto che loro chiedono esclusivamente prodotti local. Non appena io gli propongo un piatto locale, loro dicono sì a prescindere, poi spiego loro il piatto e i prodotti e confermano la loro scelta”.
Usate prodotti della zona.
“Sì, noi utilizziamo nostri prodotti, la verdura e la frutta del nostro terreno, o le uova delle nostre galline; oppure i prodotti del territorio camuno, dal vino alla farina, fino ai formaggi e salumi. Ma non è così semplice reperire questi prodotti… è più facile andare a fare la spesa al supermercato…”.
È anche possibile fermarsi qui a dormire?
“Sì, i clienti ci chiedevano posti letto e allora abbiamo deciso di realizzare due camere”. Francesca ce le mostra. La struttura in legno è bellissima, ci sono due camere con letto matrimoniale, mobili in legno, uno stile antico e al tempo stesso moderno. Non per niente, all’esterno delle camere c’è una vasca Jacuzzi… l’immagine che viene alla mente è quella di una coppia nella vasca che ammira il pittoresco panorama che si trova di fronte.
“Le camere sono semplici, spartane, ma non manca niente - commenta Francesca – abbiamo recuperato gli arredi di mia nonna”.
Cosa dire di questo agriturismo? La location è stupenda, l’atmosfera è familiare, il cibo è buonissimo. “Gli stranieri, ma anche gli italiani che vengono da noi, vogliono mangiare prodotti della nostra cucina locale e noi glieli diamo. Il nostro agriturismo può vantare ‘i cinque girasoli’, il più alto riconoscimento della Regione Lombardia”, dice Francesca con una punta d’orgoglio.
Giovanni ha finito di tagliare l’erba, si unisce a noi, sua moglie porta in tavola il suo cavallo di battaglia, la polenta con i capù… eccellenti.
Passione, voglia di lavorare e di mettersi in gioco, valorizzazione dei prodotti locali, ottima cucina: ecco i punti di forza dell’Agriturismo Serec e di questa famiglia di Costa Volpino che si è rimboccata le maniche ed ha affrontato con successo la crisi economica di 12 anni fa. Sì, come dice Francesca, loro sono pionieri.