“Papillon” è evaso di nuovo
Cresce la paura dell’orso e si temono ripercussioni anche sul turismo. Il parere di un albergatore.
La vicenda di M49, l'orso catturato dagli uomini del Corpo Forestale del Trentino sui monti sopra Tione nelle Giudicarie e trasportato nell'area faunistica di Casteller, vicino a Trento, dal quale era fuggito il 14 luglio scorso, è emblematica della difficile convivenza tra attività umane e fauna selvatica. Del giovane maschio, definito problematico per la sua abitudine a procurarsi il cibo nelle malghe e nelle zone abitate, un'ordinanza della Provincia prevedeva anche l’ abbattimento, ma contro questa prospettiva si erano subito alzate le proteste degli animalisti e persino il ministro dell’ambiente Costa, che lo aveva ribattezzato “Papillon” in ragione delle sue fughe reiterate, aveva dichiarato di volere che l’orso fosse “trattato bene” e reinserito per gradi nell’area faunistica.
Di diverso parere la Provincia autonoma ridi Trento dal momento che il plantigrado, spostandosi tra Trentino e Veneto, aveva provocato molti danni alle attività umane, entrando ogni notte in qualche baita o rifugio e sbranando decine di animali negli alpeggi e nelle malghe ed avvicinandosi anche ai centri abitati: un comportamento, insomma, pericoloso anche per l’incolumità delle persone.
Concetto ribadito anche da Coldiretti:
"La cattura dell’orso M49 - aveva scritto in una nota - fa tirare un sospiro di sollievo a chi vive la montagna e si sente indifeso di fronte ai pericoli di un esemplare del quale è stata scientificamente accertata l’aggressività e le cui gesta hanno provocato danni, ansie e paura, rendendo urgenti le necessarie misure di contenimento per garantire in primo luogo la sicurezza degli agricoltori e delle loro famiglie e non costringerli alla fuga e all’abbandono dei pascoli e della tradizionale attività di alpeggio delle numerose malghe, con danni economici ed ambientali incalcolabili”.
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