Francesco Ghiroldi e la battaglia vinta contro il Covid
Il consigliere regionale: “E’ stato un incubo, ora mi sento libero! Mi è mancato molto mio papà, tornare in Regione è stato emozionante come la prima volta”
“Non ci volevo quasi neanche credere quando martedì scorso (il 12 maggio, ndr) il secondo tampone è risultato negativo… dopo un po’ di cicli andati male, pensavo di esserci ancora dentro e invece la prima cosa che ho pensato è stata ‘finalmente sono libero’”.
Sorride il consigliere regionale Francesco Ghiroldi, che dopo due mesi e mezzo ha sconfitto il Covid.
“All’inizio la malattia è stata un incubo, non sono stato in ospedale, ma non c’erano cure particolari, se non la Tachipirina per controllare la febbre… sono stato a letto per una ventina di giorni, per cinque, sei notti mi mancava il fiato, poi ho iniziato a stare meglio e da lì ho pensato di essere fuori… Mi sentivo come in prigione, mi mancava la mia vita di tutti i giorni, non poter essere a Milano in un periodo complicato come quello che abbiamo passato. D’altra parte sono figlio di un fabbro e sono sempre stato abituato ad arrangiarmi e allora ne ho approfittato per fare qualche lavoretto a casa e comunque ho sempre seguito online i lavori d’aula consiliare, ho depositato i miei emendamenti e quindi di fatto non mi sono mai fermato”.
E poi il rientro a Palazzo Lombardia, martedì 19 maggio, stavolta per davvero…
“E’ stato emozionante poter rientrare e salutare i miei colleghi, ho trovato un’atmosfera diversa perché i consigli si tengono nell’auditorium e non nella sala consiliare, ognuno ha il posto assegnato, tutti a distanza di sicurezza… non dico sia stato bello come la prima volta, ma quasi”.
In questo interminabile periodo la sua famiglia, la moglie Francesca e il figlio Lorenzo, non l’hanno lasciato solo nemmeno per un istante…
“Di questa esperienza negativa c’è comunque il rovescio della medaglia… ho passato molto tempo insieme a loro come non facevamo da un po’. Sono stato in isolamento il primo periodo, poi con tutte le accortezze, ci siamo riavvicinati. Una cosa che mi è mancata molto è stata non poter andare a trovare mio papà, due mesi senza vederlo sono stati tanti, troppi. E poi mi è dispiaciuto non poter uscire da casa per rappresentare il lavoro che stavo facendo, le battaglie che stavo portando avanti”.
Ma ora si ricomincia, più forti e determinati di prima.