Da nonno Romano a Pier Angelo e ora il Laboratorio di Paolo, la storia dei Fellegara
"Papà viveva per gli orologi e io ho seguito le sue orme. Quella rapina nel 1980 e..."

"Il tempo è l’unico, vero capitale che un essere umano ha, e l'unico che non può permettersi di perdere”, diceva Thomas Alva Edison. E lo sa bene Paolo Fellegara, che del tempo ne ha fatto una passione e anche un mestiere. Quella della famiglia Fellegara è una storia che arriva da lontano, partendo da nonno Romano, passando per il figlio Pier Angelo fino ad arrivare a Paolo.
Una storia di passione, di artigianato, di paure e grandi soddisfazioni da custodire nel cuore, in un posto speciale. Paolo rappresenta la terza generazione dei Fellegara, dal primo negozio aperto da nonno Romano a Capo di Ponte nel 1946, poi quello di papà Pier Angelo a Boario nel 1966 poi riaperto da Paolo insieme al fratello e infine il Laboratorio Fellegara.
Prima però facciamo un tuffo nella storia. Tutto nasce a Ganaghello, frazione di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza. Romano Fellegara era nato qui e aveva coltivato una grande passione per gli orologi, li acquistava, li smontava a casa per poi riassemblarli, un hobby che è rimasto anche quando si è trasferito a Milano per fare l’autista di un colonnello.
Pier Angelo, papà di Paolo, era nato nel 1938, il primogenito di Romano e Flora. Romano era partito per la guerra e sua moglie nel settembre del 1943 in seguito ad un bombardamento aveva perso tutto, anche la casa. A quel punto, incinta del terzo figlio, è stata accolta come sfollata dalla nonna, a Losine, e dopo 15 giorni è venuto alla luce Guerino. Finita la guerra, nel 1946, Romano è tornato in Valle Camonica e una volta ottenuta la licenza, ha aperto il suo negozio di orologiaio a Capo di Ponte. Da qui l’attività ha sempre proseguito, lo stesso Pier Angelo una volta cresciuto e dopo aver frequentato le scuole di avviamento a Breno, è stato mandato a Brescia, dove ha imparato a fare l’orafo, mentre l’arte di orologiaio l’ha imparata… in casa. A 19 anni è stato attratto dalla vita all’estero e grazie ad un amico si è trasferito a Locarno per fare l’usciere in un grande albergo ed essendo appassionato di sci, passava le stagioni invernali negli alberghi di Saint Moritz.
A quel tempo il servizio militare durava quattro anni e quindi Pier Angelo ha deciso di non tornare in Italia fino a quando, nel 1965, è morto il papà. Quell’episodio ha segnato la svolta, chiesto l’esonero militare, l’anno successivo è tornato a casa e ha aperto il suo negozio a Boario, in Corso Italia, al civico 87.
Una vita vissuta per il lavoro, sempre con tanta passione, che Pier Angelo è riuscito a trasmettere anche ai figli. E quindi torniamo al tempo presente. Paolo, che compirà 46 anni a settembre, è l’artista del tempo, il protagonista della nostra storia...
ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO DI ARABERARA VALCAMONICA IN EDICOLA DAL 4 APRILE