Suor Veronica clarissa: le donne e la Chiesa, da Marta a… Maria
"Prima eravamo delegate solo alla preghiera, adesso ci chiedono un parere".

Appena di fronte all’ospedale rasento il lungo muro del monastero. Una porta. “Pace e bene”. Ci sono entrato tante volte ma non ho mai saputo cosa rispondere, se ci sia o no una formula di risposta, come in chiesa all’antico “Dominus vobiscum”.
La suora, dietro la piccola grata mi sorride e mi indirizza a uno dei parlatoi. Lì nell’atrio c’è ancora la grande ruota di legno del tempo in cui le grate e le tende impedivano di vedere la monaca con cui si parlava. Adesso i tempi hanno ammorbidito la clausura, le grate sono state tolte.
Suor Veronica, clarissa di clausura, la conosco da anni. Posso saltare i preamboli. Subito un argomento che ha provocato dissensi nel Sinodo dei Vescovi italiani: il ruolo delle donne nella Chiesa. E mi viene in mente l’episodio del Vangelo con le due sorelle, Marta e Maria, che ricevono Gesù in casa loro, a Betania.
“In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta»”.
Le donne e la Chiesa
Suor Veronica, voi suore siete state considerate a lungo e forse ancora oggi come delle “serve” degli apostoli, dei preti, molto Marta e poco Maria.
«In realtà noi abbiamo un 'esperienza diversa, ultimamente le cose sono un po' cambiate.
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