l'intervista

Morgan, 'matto da legare'? "Cantare è anche amare le parole..."

Morgan, 'matto da legare'? "Cantare è anche amare le parole..."
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Una serata a rischio. E non solo per il meteo che la mattina annunciava temporali in arrivo sulla Baia a Costa Volpino, poi in tarda mattinata aveva cambiato, solo nuvolaglia, nel pomeriggio rassicurazioni, niente pioggia (in realtà un quarto d’ora di pioggia, durante la manifestazione c’è stato). Il rischio lo dicevano tutti, stava nell’ospite, il musicista, conduttore, cantautore, grande pianista e showman Morgan che poi è un nome d’arte, personaggio definito scorbutico, imprevedibile.
Già, praticamente stavano definendolo un artista. Gli artisti sono geniali ma in quanto tali bisogna aspettarsi di tutto. La sorpresa è stata che alla fine, dopo un’ora e trequarti di chiacchiere e canzoni, la grande folla di ascoltatori non voleva che finisse, si erano affollati anche introno al parco, molti sorpresi di scoprire un Morgan diversissimo da come lo si dipingeva sui giornali, in Tv e sui social.
Già l’invasione di moscerini che c’era stata durante il prologo giornalistico (bellissimi i video di Giorgio Fornoni, con quel treno merci proveniente dal Messico verso gli Stati Uniti con carico di clandestini che le donne riforniscono al volo di acqua e cibo nella notte, in barba al muro di Trump e poi quello sull’Ucraina di Paola Cominelli). Morgan non se ne cura, si alza un po’ di vento, dai si comincia. Ci siamo accordati per mescolare musica e parole.
In queste pagine purtroppo manca la colonna sonora. Ma sono importanti anche le parole.
Ma l’inizio è sul nome d’arte. All’anagrafe sei Marco Castoldi, nato a Milano il 23 dicembre 1972. Da dove salta fuori Morgan?
“Perché… perché è bello. Dopo che me lo sono dato ho scoperto, diciamo, varie declinazioni e incarnazioni di questo nome. La più interessante è un film che si chiama ‘Morgan matto da legare’ un film di uno che è depresso e va dallo psichiatra e vuole fare la scimmia, un film molto strano che non conoscevo. Enrico Ghezzi, grande critico cinematografico, me l’ha fatto scoprire, sono andato a vederlo e adesso mi chiamo Morgan per quel film…”.
Nota: “Morgan matto da legare” è del 1966 con protagonista Vanessa Redgrave che al Festival di Cannes vinse il premio come migliore interpretazione.
C’è, come si dice per Genova, Bologna, Roma e naturalmente Napoli, una scuola milanese di cantautori?
“Certo che c’è una scuola milanese, parte da ‘O mia bèla Madunina’. In realtà non c’era una canzone milanese perché la canzone nasce a Napoli, inizio Ottocento, quella che fa ‘Io te voglio bbene assaje E tu non pienze a me’. È la prima canzone d’autore ma l’ha scritta, per la parte musicale, uno di Bergamo, Gaetano Donizetti. Diciamo che i napoletani hanno una sorta di copyright della canzone. Nel 1930 circa un grande cantautore, famoso al tempo, insomma, una sorta di Vasco Rossi dell’epoca, si chiamava Giovanni D’Anzi, girava l’Italia e ovunque gli chiedevano di cantare le canzoni napoletane e lui lo faceva, ma era milanese e a un certo punto ha scritto una canzone in milanese. Fa così…”.
Morgan si mette al pianoforte e canta...

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