il caso

Erica Patti: “I miei figli uccisi dal loro padre, con questa legge potrebbe tornare qui con permessi premio e io non posso saperlo, ho paura”. La petizione online per ‘Impedire benefici ai colpevoli di omicidio’ ha raccolto oltre 26mila firme in pochi giorni

Erica Patti: “I miei figli uccisi dal loro padre, con questa legge potrebbe tornare qui con permessi premio e io non posso saperlo, ho paura”. La petizione online per ‘Impedire benefici ai colpevoli di omicidio’ ha raccolto oltre 26mila firme in pochi giorni

Impedire benefici ai colpevoli di omicidio”, si intitola così la petizione online lanciata sulla piattaforma change.org e che in pochi giorni ha raccolto quasi 26mila firme verificate. “Conosco personalmente la madre di Davide e Andrea, Erica Patti, e so quanto la loro famiglia sia terrorizzata dall’idea che l’assassino possa, adottando permessi premio, uscire di prigione anche solo temporaneamente. Non voglio che vivano costantemente con questa paura, questo incubo che li perseguita giorno e notte”, queste le parole scritte invece nel primo paragrafo per spiegare il motivo per cui lasciare la propria firma. Erica Patti è la mamma di Davide e Andrea, strappati alla vita in un giorno d’estate del 2013 dalla mano di chi doveva amarli incondizionatamente e proteggerli: il loro papà. Lasciamo per un attimo da parte la petizione. Erica, come stai vivendo questo momento? “Naturalmente ho paura, visto che c’è la possibilità che lui possa chiedere i permessi premio essendo passati 10 anni. Questo non mi lascia tranquilla, anche perché noi non possiamo essere avvertiti su quando potrebbe avere questi permessi. Ad ora non c’è nessuna legge che gli vieti nulla e non ci sono nemmeno delle misure preventive, per esempio non è previsto il braccialetto elettronico, non c’è il divieto di avvicinamento e questo perché il nostro carcere deve essere riabilitativo e di conseguenza se i detenuti si comportano bene, pur avendo preso l’ergastolo, hanno il diritto di usufruire di questi benefici”.
Hai paura di rivederlo e che ti faccia di nuovo del male? “La mia grande paura è questa, ma è la paura anche di tutte le altre donne che si trovano ad affrontare il mio stesso problema, uomini che hanno ucciso la moglie e quindi i genitori della ragazza si trovano nelle stesse mie condizioni, ma anche gli orfani di femminicidio, che hanno il terrore di incontrare di nuovo loro padre. Insomma non è una battaglia che sto facendo soltanto per me, ma anche tutte le donne che purtroppo si trovano ad affrontare queste situazioni. Non ci stiamo inventando niente, ci sono state persone che sono uscite dal carcere con questi permessi e hanno rifatto quello che avevano già fatto in precedenza… e noi abbiamo paura”.
Cosa vorresti? “Che la giustizia mi tutelasse. Vorrei essere avvertita quando esce dal carcere per questi permessi premio e vorrei che un domani anche le vittime avessero una parola per dire la loro ragione, mentre per il momento di noi vittime non interessa a nessuno, né cosa pensiamo, né quali sono le nostre paure”.
Non vi sentite ascoltati: “Non solo, non ci sentiamo nemmeno tutelati e non ci danno nemmeno la possibilità di tutelarci. Se anche solo io sapessi quale è il giorno del permesso, me ne vado via. Non sarebbe comunque giusto che sia io a tutelare me stessa perché dovrebbe essere lo Stato a farlo, ma visto che non lo fa, almeno che possa farlo da sola”.
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