Il Consorzio risponde al Comitato: “Siamo un esempio da esportare... altro che illegalità”
Il presidente Paolo Birnbaum ha risposto all'intervento del Comitato del 28 agosto
Riceviamo e pubblichiamo la lettera firmata da Paolo Birnbaum, presidente del Conzorzio Montecampione, in risposta a quella pubblicata sul numero del 28 agosto inviataci dal Comitato.
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Abbiamo assistito in questi ultimi giorni ad un teatrino e siamo ancora costretti ad ascoltare un carillon ormai scarico e stonato, pieno di mediocrità, menzogne e di inadeguatezza ormai cronica e insopportabile.
Non vogliamo fare qui una cronistoria di eventi e accadimenti ma vogliamo solo essere molto molto chiari su alcuni concetti: legalità e gestione del territorio.
Intanto apprendiamo con stupore e meraviglia che si continui a strumentalizzare il Prefetto di Brescia, ormai strattonato da parecchio tempo ed evocato ogni piè sospinto per questioni che con la legalità non hanno nulla a che fare. La legalità è una cosa ben precisa, ovunque come a Montecampione, puntualmente anche quando il Consorzio vince cause nelle quali viene politicamente aggredito ed è costretto ad attendere tempi biblici per escutere i propri crediti, anche se ormai i nodi arriveranno presto al pettine.
Che vi siano 40 consorziati che abbiano firmato un documento inviato al Prefetto sinceramente ci lascia abbastanza indifferenti; è importante che sappiano che se tra loro vi fosse qualcuno che non avesse pagato le spese consortili, sia informato che l'Ente perseguirà le morosità ingiustificate senza alcuna esitazione e tentennamento. Il Consorzio è, e sarà almeno fino al 2030, un Ente obbligatorio per chi ha casa a 1.200 metri e per chi la vorrà costruire in futuro.
Mi preme sottolineare questo concetto perché, se ve ne fosse ancora ulteriore necessità a confutazione (e lo diciamo per gli smemorati che invitiamo a passare in Consorzio per averne copia), nel 1992 una sentenza del Tribunale di Brescia, causa aperta per la richiesta di alcuni consorziati che reclamavano di voler recedere dall'associazione, confermava non solo l'obbligatorietà di partecipazione, ma vedeva l'insinuazione nella causa da parte dei due nostri Comuni che ribadivano in modo inequivocabile come per loro sarebbe stato (ed è ancora oggi) impossibile gestire la località senza la presenza del Consorzio.
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