Alexander Reed (dall’Inghilterra alla Valcamonica), dalla diagnosi di Parkinson a 42 anni alla fondazione del centro riconosciuto in tutto il mondo
“Per lavoro viaggiavo a ritmo frenetico, ho dovuto fermarmi. Arrivano pazienti da Stati Uniti, Medio Oriente, Australia e Cina”.

Torniamo a parlare di Parkinson. Qualche tempo fa avevamo pubblicato i dati che ci erano arrivati dall’Ufficio Presidenza dell’Ordine Interprovinciale della professione sanitaria di Fisioterapia di Brescia e Mantova, che avevano raccontato di una situazione preoccupante per la Valle Camonica, che conta 889 casi sui 6.495 registrati in provincia di Brescia.
Ora, oltre i numeri, torniamo a parlarne con Colin Alexander Reed, direttore dell’European Parkinson Therapy Centre di Darfo Boario Terme.
61 anni, di origini inglesi come racconta il suo nome, ma di casa ad Artogne dove ha costruito la sua famiglia e la sua vita è stata profondamente segnata dal Parkinson. È nato l’11 aprile e forse coincidenza vuole che sia la giornata mondiale del Parkinson, quasi come un segno del destino.
La sua carriera precedente con La Fila Sport e come consulente aziendale lo ha portato a viaggiare per il mondo, spesso con un ritmo frenetico e stressante.
Poi la sua vita è cambiata radicalmente: “I primi sintomi si sono manifestati a 40 anni – racconta -, ma non furono subito riconosciuti. La diagnosi è arrivata solo a 42 anni, quando la debolezza al lato sinistro del corpo è aumentata. La malattia ha cambiato la mia vita in modo profondo, spingendomi a fermarsi e ad adottare uno stile di vita più tranquillo, accanto alla mia famiglia, dedicandomi così alla causa che oggi rappresenta il cuore del mio lavoro: il Parkinson”.
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