ottobre in rosa

Chiara: “Quel nodulo era un tumore maligno. E io che pensavo che a 28 anni non potevo essere malata…”

Chiara: “Quel nodulo era un tumore maligno. E io che pensavo che a 28 anni non potevo essere malata…”
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Chiara è un uragano di vita, la sua lotta contro il tumore al seno ce la racconta con il sorriso, con la forza che le è stata accanto ogni attimo, proprio come lo sono stati la sua famiglia e il suo compagno, Giulio, “gli ho detto subito che non sarebbe stato obbligato a stare insieme a me, che la mia vita sarebbe cambiata”, ma Giulio le ha stretto la mano e ha camminato insieme a lei. Anche oggi. Chiara, di cognome fa Benedetti, vive a Esine ma è originaria di Angone, frazione di Darfo Boario Terme, ha 31 anni (è nata nel 1992) e tanti progetti nel cassetto.

Lavoro come educatrice alla cooperativa Arcobaleno di Breno sia per le scuole che a domicilio e mi occupo di bambini e ragazzi con disabilità; poi mi sono detta che il mondo della scuola non è così brutto e così mi sono rimessa a studiare per avere l’abilitazione all’insegnamento”. Ma torniamo a quel giorno di maggio del 2021, quando la primavera sta per lasciare spazio all’estate ma la notizia che non ti aspetti fa calare il buio sulla vita. “Era una sera come tutte le altre, prima di andare a dormire sono andata a fare una doccia e ho sentito una specie di ciste al seno. Il giorno dopo sono andata dal medico, che mi ha prescritto un’ecografia. Era un nodulo, ma per capire se fosse maligno avrebbero dovuto prelevarne un campione e farlo analizzare”.

E tu? “Io? Super tranquilla! Nella mia testa continuavo a ripetermi che a 28 anni non poteva succedere niente di grave, non potevo essere malata. Non sentivo niente, stavo benissimo, ero solo un po’ stanca ma per il lavoro… niente poteva farmi pensare ad un tumore”. Poi? “Sono sempre andata da sola in ospedale, a Esine, ma la radiologa mi ha detto di farmi accompagnare il giorno dell’esito… forse perché aveva già capito che qualcosa non andava. E allora ci sono andata con mia mamma, ero un po’ agitata come quando aspetti l’esito degli esami, ma non ero preoccupata, invece quel giorno quando mi è stato consegnato il referto, mi è cambiata la vita. Il giorno prima non sapevo cosa volesse dire la parola ‘oncologia’ e il giorno dopo sono stata sbattuta in reparto. Mi hanno spiegato che quel nodulo era un tumore maligno, ma che non dovevo preoccuparmi perché l’avevamo preso in tempo. Mi ha mandato dall’oncologa e io non capivo più niente, mi è crollato il mondo addosso. Lei parlava nel suo gergo tecnico, mentre io stavo ancora realizzando cosa stava succedendo, mi ha dato una raffica di informazioni che ho dimenticato dieci minuti dopo”.

Un bel banco di prova… “Sono riuscita a misurare la mia forza, mi sono detta tante volte come avrei potuto fare, e invece uno step alla volta si fa”.

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