La Bala Creela patrimonio culturale dell’Unesco
Tra i sei giochi tradizionali lombardi che hanno ricevuto il riconoscimento c’è anche quello di Gianico.
Tra i sei giochi tradizionali lombardi che hanno ricevuto il riconoscimento dell’Unesco come patrimonio culturale c’è anche la Bala Creela di Gianico. Si tratta delle ‘comunità di gioco’ della Lombardia incluse nel ‘Tocatì’, il programma condiviso per la salvaguardia di Giochi e Sport Tradizionali ufficialmente iscritto nel ‘Registro delle Buone Pratiche Unesco per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale’: Fiö d’lä lippä – Mede (PV), Morra – Barbariga (BS), Sburla la Roda – Fossacaprara (CR), Bisse – Desenzano del Garda (BS), Pirlì – Gaverina Terme (BG) e Bala Creela – Gianico (BS).
La storia della Bala Creela
I primi giochi con la palla sono rappresentati nell’arte egizia già nel Terzo Millennio a.C., oltre che nei reperti rinvenuti in Persia, in Cina, in Sudamerica. Ma è soprattutto fra gli antichi greci e fra i romani che queste pratiche trovano maggiore diffusione, connesse a feste e rituali religiosi o civili.
Dopo una fase di declino, il gioco della “bala” torna ad essere praticato, come una sorta di elemento costitutivo dell’identità europea, dopo l’anno 1000 nel cuore del Medioevo, legato alla nascita delle città e alla ricerca di una nuova autonomia del popolo in rapporto al potere dei Signori. In Valle Camonica il gioco diventa molto popolare, con l’aggiunta di un particolare che lo rende unico: l’aggiunta della “creèla”, strumento di forma circolare sul quale viene fatta rimbalzare la palla in fase di battuta all’inizio del gioco. Questo oggetto, adottato anche da altre valli ma mantenuto ancora oggi solo in quella camuna, prende questo nome per la sua somiglianza ai crivelli in uso nelle campagne per il setaccio delle farine. Il gioco della Bala Creèla arriva così a rappresentare la specificità del gioco sul territorio camuno.
Le regole del gioco
Di seguito vengono elencate le nozioni basilari sulla bala creèla, generalmente condivise, con l’avvertenza che, fra zona e zona, talvolta, si riscontrano interpretazioni lievemente differenti e modalità di applicazione legate localmente alle caratteristiche del campo di gioco. La codificazione scritta di norme tramandate oralmente richiede necessariamente sintesi che possono non essere completamente condivise, ma lasciano comunque margini alla discussione fra le parti.
I due battitori di comune accordo scelgono la persona dell’arbitro; col sistema del “Pari o dispari” o della moneta (màt o curuna) si decide a quale squadra tocca iniziare la battuta. Quando le partite non si svolgono fra paesi diversi, i due battitori sceglieranno alternativamente i giocatori fra le persone presenti. Il numero dei componenti la squadra può variare, indicativamente viene ritenuto ottimale il numero di cinque o sei.
La dimensione del campo è generalmente obbligata dalla conformazione dello spazio urbano, tuttavia son apprezzati i campi che presentano una lunghezza di circa 50/60 metri, corrispondente alla gittata di una battitore medio.
Il punteggio avviene nella successione di: 15 – 30 – 40 – punto. Le partite si concludono al quinto punto. Per ottenere il punto e necessario il doppio vantaggio, in caso di 40 pari la squadra che perde la giocata arretra a 30.
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