La Capitanio attraverso lo spazio ed il tempo verso il centenario del 2026
Il vento soffia caldo e dolce. Quasi a coccolare La Capitanio, che brilla lì, in mezzo al lago. Che a salirci è già una sorpresa ma entrare dentro è un incanto. Già. Benvenuti a bordo della motonave La Capitanio. Si sale a bordo del barcarizzo sulla impavesata (si dice così, mi dicono) di dritta e ci si porta sulla prua. A bordo Max Barro e Federica Forcella che insieme ad altri hanno salvato la Capitanio da una brutta fine. Ma partiamo dall’inizio.
La Capitanio: perché si chiama così
Il battello venne chiamato La Capitanio in onore di Bartolomea Capitanio (Lovere, 13 gennaio 1807 - Lovere, 26 luglio 1833), fondatrice, con Vincenza Gerosa della Congregazione delle Suore di Maria Bambina, dette anche suore della Carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa.
Proprio il 30 maggio 1926 (lo stesso mese e anno del varo del piroscafo) Bartolomea Capitanio venne beatificata e successivamente canonizzata insieme alla consorella, il 18 maggio 1950 dando vita ad un ordine religioso diffusosi in breve tempo in tutto il mondo.
Curiosità: La Capitanio, La Signora del Sebino, è il più antico battello navigante del Lago d’Iseo ed è la prima imbarcazione iscritta nella sezione motonautica dell’ASI ad aver ricevuto l’ambita Targa Oro che da allora mostra con orgoglio sulla faccia prodiera della plancia di comando.
La Motonave è attualmente immatricolata come unità da diporto batte bandiera italiana e porta il guidone della Lega Navale Italiana essendo iscritta al registro del naviglio della sezione di Bergamo, vanta inoltre il guidone dell’ASI e della Riva Historical Society ottenuto durante due memorabili raduni Riva sul lago d’Iseo in ricordo di Carlo Riva fondatore dell’omonimo cantiere conosciuto in tutto il mondo.
‘La Capitanio’ fu varata nel lontano 1926, ritorna a Lovere dopo un’assenza di 25 anni nell’anno in cui Bergamo e Brescia sono Capitali della Cultura.
La vita de La Capitanio è lunga quasi 100 anni, ha trascorso varie epoche trasformando la sua destinazione d’uso da battello per il trasporto passeggeri (1926-1944) a rimorchiatore (1950-1965) e successivamente in unità da diporto per uso privato (dal 1965-ad oggi).
Dopo quasi cento anni di navigazione sul lago, è arrivata a noi attraversando le insidie dello spazio e del tempo. Costruita sulla spiaggia di Genova Voltri quasi cento anni fa è stata trasportata via terra attraverso gli appennini liguri e la Pianura Padana è stata armata ad uso commerciale da Società di Navigazione e dal grande stabilimento siderurgico sul promontorio di Lovere ora proprietà Lucchini, una volta dismessa venne salvata dal disarmo da vari armatori privati che uno dopo l’altro con passione, rapiti dal fascino irresistibile di questo splendido scafo, l’hanno salvata e custodita con grandi sforzi logistici ed economici.
Il racconto di Max e Federica è coinvolgente, intanto ci spostiamo sul ponte di poppa passando dal fianco sinistro.
La storia
Questa splendida imbarcazione, in origine piroscafo, fu costruita nel 1926, per la Società di Navigazione a Vapore di Lovere, dalla Società Anonima Cantieri Cerusa di Voltri - Genova, che venne acquisita dopo pochi anni dall’Ansaldo.
Dopo cinque anni dal varo venne sbarcato il motore a vapore e sostituito con un diesel della Franco Tosi di Legnano diventando quindi motonave.
Curiosità: è stata rinvenuta presso la Fondazione Accademia Tadini una tavola tecnica del 1928 vidimata dal RINA (Registro Italiano Navale ed Aeronautico) che prevedeva contestualmente alla sostituzione del motore, anche l’allungamento della Motonave di 3450 mm. Dagli attuali 24 mt. a 27,45 mt. Al fine di aumentare la portata passeggeri da 130 a 150. Fortunatamente questa operazione non venne attuata ma ci si limitò a cambiare il motore.
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