quale sarà il futuro del lavoro

Pari opportunità: vere o presunte?

Marta Rota: "Da 20 anni lotto per la parità di genere, ma nelle scuole mi scontro ancora con i pregiudizi delle famiglie"

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Ultimo giro, ultima corsa. Il ciclo di incontri dedicati al tema «Quale futuro per il mondo del lavoro? Le sfide che attendono le nostre imprese» organizzato dal Gruppo Netweek con gli Amici del Giornale di Merate si è chiuso lunedì, 23 ottobre, con un ultimo appuntamento dedicato al tema delle pari opportunità. Argomento senza dubbio spinoso, che potremmo definire quasi scomodo, ma al quale hanno voluto portare il proprio contributo tante imprenditrici e manager del territorio. Occupazione femminile, gender gap, divario salariale, conciliazione tra vita privata e famiglia sono stati solo alcuni dei tanti temi toccati.

Il video racconto dell'evento

La testimonianza della CEO Marta Rota

Tanti contributi a partire da quello della protagonista di questo appuntamento: Marta Rota, Ceo Varo di Valmadrera, azienda specializzata nella produzione di macchinari per la lavorazione del filo metallico, fondata nel 1979 dal padre Giuseppe Rota.

"Quando mi arrivò l’invito a parlare di questo argomento mi domandai perché proprio io. Dopo aver analizzato la tematica, ho compreso la motivazione da quando ho 20 anni lotto per la parità di genere, anche inconsapevolmente - ha esordito l’imprenditrice - Ho sempre voluto dimostrare a un modo prettamente maschile, quale il settore metalmeccanico, che valevo abbastanza per poter, in futuro, guidare la VARO che mio padre ha fondato e portato avanti con tanta dedizione. Non sono stata obbligata a entrare in azienda ma sentivo che era il mio posto. Volevo finire gli studi, entrare con qualche base e iniziare a dare il massimo per poter crescere. Di una cosa ero certa: non mi sarei accontentata di ruoli minori e non avrei rinunciato ad avere una famiglia. Perché una donna non può fare bene entrambe le cose?”

Rota, poco più che ventenne, portava avanti gli studi in università e nel frattempo entrava a conoscere l’azienda di famiglia. Poi una casa, un matrimonio, due bambine.

"A 23 anni è difficile gestire una casa, due bimbe, una famiglia e un’azienda che cresce: ce l’ho fatta perché mi sono circondata di persone intelligenti - ha raccontato - Mio padre non mi ha lasciato in mano l’azienda da un giorno all’altro, viviamo il nostro passaggio generazionale da vent’anni giorno dopo giorno. Mi mette alla prova costantemente, d’altra parte mi ha permesso di fare tutto, di provare e anche di sbagliare. Ho imparato le tante cose che voglio fare bene come lui, ma anche quelle che invece voglio fare diversamente, secondo la mia sensibilità femminile".

In un settore fortemente maschile come quello della metalmeccanica, non manca di certo qualche cliente che oggi ancora storce il naso perché al vertice c’è una donna. E pure giovane.

"Ho portato molte altre donne in ruoli di vertice in azienda e non me ne sono mai pentita. Anzi... Mi occupo personalmente dei colloqui insieme alle risorse umane e mi assicuro che donne e uomini nello stesso ruolo vengano retribuiti ugualmente - ha aggiunto - Spero che in futuro possano essere molte di più. Per questo ho attivato progetti per andare nelle scuole a far capire che anche le ragazze possono fare lavori tecnici, ma molto spesso mi rendo conto che è un percorso ancora in salita”.

Il panorama dell'industria l0mbarda sulle pari opportunità

Il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Plinio Agostoni, ha ascoltato con attenzione non solo Marta Rota, ma le tante imprenditrici e manager che hanno portato le proprie considerazioni sul mondo del lavoro di oggi.

"E’ necessario parlare di più di parità di genere, soprattutto con gli uomini perché molto spesso problemi che sono percepiti quotidianamente dalle donne, non vengono colti con la stessa naturalezza dai maschi - ha detto - Io per primo non avevo avvertito tante sfumature della questione. Forse perché penso alla mia azienda, per molti anni guidata da mia madre che aveva ben sei figli: seppe far conciliazione vita e la voro. Dobbiamo renderci conto che c’è un problema di storia culturale: il nostro Paese ha posto la donna in famiglia, ma il mondo imprenditoriale ha bisogno del genio femminile. Il mondo del lavoro è profondamente cambiato, ma credo sia fondamentale che questi bisogni della donna non si trasformino in una rivendicazione fatta attraverso la contrapposizione: non si pensi che per lavorare, non si possa formare anche una famiglia".

Le testimonianze delle imprenditrici

Esperienze di vita, episodi, sensazioni. Sono stati tanti i contributi delle imprenditrici e delle manager che hanno partecipato all’appuntamento dedicato alle pari opportunità. A partire da Ilaria Bonacina, presidente di Confartigianato Lecco, la più giovane donna in Italia a ricoprire questo ruolo:

"Guido una micro impresa nel settore della metalmeccanica e tante volte mi è capitato di rispondere al telefono a un cliente che però voleva parlare con un tecnico uomo. Poi però quando capivano che rispondevo nel merito, i pregiudizi crollavano. Oggi finalmente stiamo vivendo un momento in cui tante donne che rappresentano le seconde generazioni si mettono alla prova in settore fino ad ora a prerogativa maschile".

E’ dello stesso avviso Laura Silipini, presidente del Gruppo Giovani di Api Lecco:

"Entrare in un’azienda metalmeccanica ed essere la figlia del capo significa affrontare una sfida continua per farsi accettare. Tanti pregiudizi pervadono ancora la nostra società. Spesso ce lo dimentichiamo, ma i diritti acquisiti dalle donne sono recentissimi e abbiamo ancora tanta strada da fare".

Anche per questo è fondamentale che le aziende si strutturino in modo corretto. "Nella nostra azienda, che lavora nel metalmeccanico ed è a prevalenza maschile, stiamo lavorando per la certificazione per la parità di genere. E’ un bel percorso che consiglio" ha detto Annalisa Bellante, Ad di Cama Group di Garbagnate Monastero.

Non solo il metalmeccanico soffre il gender gap, come ricorda Teresa Pucci, plant manager dello stabilimento Baker Hughes di Talamona:

"Noi lavoriamo in quello energetico che ha un gender gap tra i più alti. Così cerchiamo di fare engagement di talenti femminili fin dalla primissima età: con i bimbi della primaria si lavora sulla curiosità verso la scienza attraverso il gioco. Alle medie si passa invece alle esperienze in azienda: portare le ragazze nel sito produttivo e farle sperimentare conta più di ogni parola. Detto ciò, ciascuna di noi ogni giorno ha una sfida personale da affrontare: la più importante è con se stesse".

Una sfida con se stesse, con la famiglia, con la società. Lo conferma Maria Guzzoni, che da maggio rappresenta la quarta generazione della famiglia all’interno di Fomas Group di Osnago:

"Sono entrata in azienda come sustainability manager, una figura molto nuova per un’azienda metalmeccanica come la nostra. Stiamo lavorando sulla sensibilizzazione di tutta la rete aziendale e da donna giovane spesso non è facile rapportarsi con l’altro, soprattutto in alcuni Paesi del mondo".

Un problema non solo italiano, come sottolinea Valeria Cola, responsabile comunicazione di Opiquad di Merate:

"Le problematiche di cui si sta parlando non ci sono solo in Italia, ma anche fuori. La nostra azienda ha un 35% di donne in azienda, in un settore - l’informatica - che è totalmente maschile. Ricordo bene quando per rapportarmi con alcuni clienti ero costretta a portare con me un tecnico uomo: diceva le stesse mie parole, ma io non venivo ascoltata. Per questo faccio parte di “Women in Cloud”, un’associazione europea per promuovere tra le bambine lo studio dell’informatica".

Pari opportunità nel mondo delle professioni e della scuola

Non solo nelle aziende ma anche nelle professioni la tendenza è la medesima. "Conto sulle dita di una mano le volte in cui mi sono seduta a un tavolo in cui si decide e c’è un’altra donna - ha detto Elena Felici, avvocata dello studio legale LCA di Milano - Il 50% dei laureati in Giurisprudenza sono donne, ma meno del 20% aprono studi o sono associate. Man mano che si va avanti nella carriera spariscono e questa è una perdita di risorse incredibile per il nostro Paese".

Eppure sembra che qualcosa stia cambiando tra le giovani generazioni, come sottolinea Laura Arrigoni, docente all’Ima di Lecco:

"Le ragazze che oggi frequentano la scuola non capiscono che nel mondo del lavoro c’è ancora il problema della differenza di genere perché in ambito scolastico non la sentono. Noi, come istituto, cerchiamo di far incontrare ai nostri studenti tanti imprenditori, sia donne che uomini, affinché colgano la bellezza di questo mestiere".

Anche Claudia Fumagalli, responsabile risorse umane di AAG Stucchi di Olginate ha notato un cambio di passo:

"Oggi finalmente si cominciano ad avere figure femminili di spicco: nel nostro caso ad esempio la responsabile di produzione è una ingegnera".

Passi avanti possibili grazie a chi c’è stato prima. "Sono stata insegnante per tutta la vita perché quando ero giovane le donne potevano fare solo quello così al pomeriggio potevano essere a casa a curare i figli - ha detto Giuseppina Cogliardi, segretaria Spi Cgil Lecco - Oggi i cambiamenti sono numerosi ed è bello sentire le esperienze di chi si sta mettendo in gioco più di quanto potessimo fare noi all’epoca. Quelle stesse donne però oggi hanno pensioni minime ed è un grosso problema sociale".

A chiudere il giro di interventi è Marilena Vergani di Federmanager Lecco:

"Le donne fanno ancora fatica a rompere il tetto di cristallo, devono lavorare più degli uomini per affermarsi. Prima c’è la maternità e poi la cura degli anziani, zavorre che precludono la possibilità di impegnarsi a 360 gradi nella vita lavorativa".

All’evento hanno partecipato anche Ramona Brivio (Agenzia Tramite), Greta Cadei (Opiquad), Ida Dapolito (Baker Hughes), Federica Fagioli (Balassa), Romina Fiasché (Synergie Italia), Stefania Giussani (Api Lecco), Anna Maria Grossi (Ats Lecco), Sandra Marchetti (Agenzia Tramite), Giuseppe Martinelli (Allianz Bank), Beatrice Panzeri, Alberto Pedretti e Cristina Sottocornola (Clinica San Martino), Laura Rota, Chiara Rota, Elena Viganò e Sara Rusconi (Varo), Francesca Zucchi (Confindustria Lecco e Sondrio).

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