Bienno

Domenico, il poeta Irpino che ha incantato di versi la Valcamonica

Domenico, il poeta Irpino che ha incantato di versi la Valcamonica
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“Vorrei avere gli occhi / di tutti gli schiacciati, /dei cacciati dagli altri,  /dei mai adeguati, dei / fraintesi e degli offesi, /dei privati di riposo, /dei morti d’indifferenza /o d’arroganza o fretta.

Vorrei avere quegli occhi /sbarrati e un po’ randagi, /farne quasi una bandiera, /la speranza di un riscatto; /non in un mondo a venire / ma nei giorni che cammino, /quelli che scappano di mano,/  quelli che appena sfioriamo”

Domenico Carrara che impastava versi come fosse pane caldo al mattino, per sfamare il cuore, Domenico era arrivato qui per lavorare come collaboratore scolastico nella scuola di Berzo Inferiore, una laurea in tasca, la poesia nel cuore. Dall’Irpinia, verso l’infinito. 33 anni di

Grottaminarda (popoloso centro dell'Alta Irpinia), scomparso domenica 24 gennaio dopo esser uscito di casa per andare a fare una passeggiata nei boschi di Bienno. Da allora non si avevano più sue notizie: fino al ritrovamento del suo corpo senza vita oggi venerdì 29 gennaio. E’ cosi strano e cosi doppiamente doloroso scoprire la sua poesia adesso che i versi li scrive lassù. Ma le poesie restano, resteranno sempre, emozioni fermate su carta da consonanti e vocali, per squarciare cuori e dare aria al mondo, un mondo che fatica sempre di più a respirare. Domenico e quei suoi versi, che graffiano sull’anima e ce la mettono in mano nuda, per guardarci dentro e guardare fuori. Lui che adesso se ne starà lassù a impastare parole sulle nuvole.

 

Massimo Maugeri: “Siamo ciò che doniamo e tu ci hai donato tanto, le tue parole, le tue attenzioni verso i più fragili, ci hai scelto come comunità e ci hai rafforzato”

Caro Angelo, caro Sindaco di Grottaminarda, consegno a te queste parole con la preghiera di leggerle durante la funzione religiosa, che darà l’ultimo saluto al caro Domenico. Innanzitutto consentimi di salutare il Parroco che sta celebrando questo triste rito religioso, ringraziandolo per lo spazio che mi concede. E’ la prima volta che mi capita di scrivere un discorso di commiato. In questi 9 anni da Sindaco ne ho fatti tanti di discorsi, ma in casi come questi ho sempre preferito fare un passo indietro ritenendo che davanti a Dio non esistono Sindaci, Assessori o Consiglieri, esistono solo persone più o meno credenti che, in quanto esseri umani, con la loro fragilità e limitatezza, spesso hanno bisogno di un appiglio, di una spiegazione, per cercare di capire come mai, a volte, capitano certe cose, come mai un giovane ben voluto da tutti sia “andato avanti”, come dicono i miei Alpini, così presto. Questa volta faccio una eccezione a questa mia regola, perché avrei voluto essere lì con voi, stringere in un forte abbraccio Carlo, Lella, Alessandro ed Erika, avrei voluto salutare Domenico come si deve.

 

Caro Domenico, non ti ho mai conosciuto, non ho mai avuto la fortuna di parlare con te, ma ho avuto la possibilità nei giorni delle ricerche di studiare chi sei. Uso “sei”, non “eri”, perché rimani e rimarrai sempre presente nei miei pensieri e non solo nei miei. La tua profondità d’animo e la continua attenzione nei confronti dei più deboli, che trasuda dagli scritti che ci hai lasciato, che ci hai donato, mi hanno profondamente segnato. Un grande poeta del novecento disse di se: “Io ho quel che ho donato”. Con questa frase D’Annunzio voleva dire che noi siamo ciò che diamo, esistiamo se riusciamo a donare, a concedere, a offrire, a regalare. Così semplicemente, senza interessi, senza ricompensa, senza risarcimento, senza chiedere nulla in cambio, senza aspettare nulla dagli altri, con libertà, con dignità, con coraggio, con serenità, con gioia.

Domenico tu a noi hai donato molto: hai donato le tue parole, i tuoi scritti, le tue attenzioni verso i più fragili, ci hai scelto come comunità nella quale vivere in questi mesi e ci hai rafforzato. La tua scomparsa e le tue ricerche hanno attivato centinaia di persone, gruppi di soccorso diversi. Nessuno ti conosceva eppure tutti si sono sentiti in dovere di cercare di darti una mano, si sono sentiti in dovere di riportarti dalla tua fidanzata, dai tuoi cari, dai tuoi amici.

Lo hanno fatto non tanto e non solo perché avevi bisogno, ma perché cercando di capire chi eri, dove eri andato, leggendo le tue poesie, ascoltando le tue interviste, sentendoti cantare, rimanevano tutti rapiti dalla tua profondità d’animo, dal tuo cuore grande.

Purtroppo non ce l’abbiamo fatta a riportarti a casa come avremmo voluto, ma ce l’abbiamo messa tutta.

Quando ti abbiamo trovato tante persone, me compresa, hanno pianto. Non volevamo che finisse così.

Caro Domenico ci sei entrato dentro e rimarrai sempre nei nostri cuori per il tanto, forse troppo, che ci hai donato in questa tua breve permanenza a Bienno ed in Valle Camonica.

Ora Domenico dobbiamo occuparci di chi è qui a piangerti. So che i tuoi familiari e la tua fidanzata sono in buone mani. La tua comunità sicuramente si stringerà attorno a loro, abbraccerà chi ti vuole bene e non li farà sentire mai soli. Cercherò di fare la stessa cosa anche io nonostante la distanza.

Caro papà Carlo, grande chiacchierone, d’ora in poi avrai il compito di parlare a tutti di Domenico, di spiegare a tutti quale è il suo messaggio, avrai il compito di trasmettere il suo insegnamento, le sue riflessioni, le sue poesie. Sono sicuro che con la tua loquacità sarai un buon discepolo di Domenico.

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