l'intervista

Don Oscar Ziliani, l’intossicazione, il ricovero e il rientro a casa

“E’ stato come essere su un’isola deserta. Guardavo il soffitto, non riuscivo nemmeno a pregare”.

Don Oscar Ziliani, l’intossicazione, il ricovero e il rientro a casa
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“Sto decisamente meglio, la ripresa è buona e veloce”, dall’altra parte del telefono don Oscar Ziliani ci risponde con una voce squillante. Sembra ormai un lontano ricordo – che in realtà gli è stato solo raccontato – quella notte di gennaio in cui il malfunzionamento dell’impianto di riscaldamento dell’appartamento in cui s trovavano ha causato una fuga di monossido di carbonio. Don Oscar si trovava a Quercegrossa, in provincia di Siena, per qualche giorno di riposo dopo gli impegni natalizi insieme a don Ermanno Magnolini, ospiti di don Alessandro Galeotti, originario di Corna di Darfo.

Le condizioni di salute di don Oscar sono subito apparse più gravi, ma pochi giorni fa è stato dimesso dall’ospedale di Grosseto e ora si trova nella casa di famiglia di Sale Marasino in attesa di tornare nelle sue comunità di Vezza d’Oglio, Incudine, Stadolina, Vione e Canè.

“Rispetto a quello che mi avevano prospettato devo dire che ho fatto da subito dei passi da gigante. L’anestesista mi ha subito tranquillizzato, mi ha detto che avrei ripreso al 100%, che sarei tornato quello di prima, ma che avrei dovuto avere pazienza per imparare di nuovo a deglutire, mangiare, camminare. Invece ho ripreso nel giro di una giornata, anche se ho fatto fatica a bere per la prima volta, ma dopo essere stato intubato per dieci giorni è normale. Insomma, devo recuperare ma mi sento bene”.

I ricordi si interrompono proprio quella notte: “Ricordo la sera prima, abbiamo cenato con la pastasciutta, abbiamo lavato i piatti, chiacchierato un po’ e poi siamo andati a dormire. Da lì non ricordo più nulla e non so nemmeno quantificare il tempo. Ricordo i tre giorni in terapia intensiva, il tempo non passava per niente, quando era giorno non arrivava più la notte e quando era notte non arrivava più il giorno. Non hai punti di riferimento, nemmeno un orologio, sei da solo e l’unica cosa che puoi guardare è… il soffitto”.

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