Elisa, il bullismo, l’anoressia e la rinascita
“Volevo dimagrire per sparire, la mia vita era inutile. Quella notte in ospedale sentivo che era finita, ma la fede…”
Ci sono storie, come quella che stiamo per raccontare, che attendono di scrivere il loro lieto fine. Una storia che intreccia lacrime e sorrisi, gioie e delusioni, amore e odio, paura e speranza, progetti e sogni che, finalmente, sono più vicini. Una storia che parte da lontano. La protagonista si chiama Elisa Corradi. 22 anni. La voce squillante e carica di emozione, Elisa è un fiume in piena, le sue parole sono forti, spesso dure da mandare giù e riempiono un silenzio che altrimenti sarebbe assordante. Troppo.
“Sono felice di poter raccontare cosa mi è successo, non ne parla mai nessuno, ma questo è un cancro dell’anima, è una malattia che ti rovina la vita e se attraverso le mie parole posso aiutare qualcuno o farlo sentire meglio, beh, io ne sono felice”.
Felice. Sì, perché adesso Elisa è felice, serena, come ogni ragazza della sua età dovrebbe essere. Solo che la felicità è un traguardo che non è stato facile da acchiappare al volo. Insieme a Elisa, nella loro casa di Volpino (lei è originaria di Pian Camuno), c’è Cristiano, che ascolta ogni sua parola e la accompagna con un sorriso pieno d’amore. Ma a questo ci arriveremo più in là. Riavvolgiamo il nastro, torniamo al principio. Storie di bullismo, bulimia, anoressia. Di vite che si chiudono a guscio, dove il mondo è buio, dove la luce la trovi nell’amore, forse quando non te ne rendi conto. La storia di Elisa inizia alla scuola materna… “Ero una bambina come tutte le altre, sana, normale, ho sempre amato il cibo, mangiare mi rendeva davvero felice. Ma la situazione a casa era pesante, io ero piccola, vedevo i miei genitori che litigavano e quando sono andata all’asilo cercavo degli amici a tutti i costi. Ero solare, ma ero cresciuta troppo in fretta e probabilmente il mio modo di fare invece di avvicinare le persone, le allontanava… io avevo soltanto voglia di essere normale e invece mi hanno isolato. I compagni dell’asilo sono diventati anche quelli delle elementari e poi quelli delle medie, quindi la situazione non è andata di certo migliorando, anzi ho vissuto quegli anni come un vero e proprio incubo, era un odio che aumentava ogni giorno di più. Ero alta un metro e sessanta ed ero arrivata a pesare 73 chili e questo non ha certamente giovato, perché hanno iniziato a prendermi in giro anche per il mio aspetto fisico, e io non avevo la forza per controbattere agli insulti, non riuscivo a dimostrare quello che ero veramente e così mi sono chiusa del tutto”.
L’unico spiraglio di luce Elisa lo trovava ogni volta che guardava negli occhi quella bambina cresciuta insieme a lei e diventata presto l’amica del cuore, Sihem…
“Ci siamo conosciute proprio all’asilo, ero seduta su una panchina, mi ha visto piangere, si è avvicinata per chiedermi cosa avessi e lì è nata la nostra amicizia. Io ero da sola per il mio carattere, lei perché veniva presa in giro per la sua religione e le sue origini. Io avevo solo lei e lei aveva solo me”.
La scuola per Elisa è diventata un incubo, ogni giorno di più…
“Non studiavo, non facevo i compiti, i voti erano bassissimi, così come la condotta, perché non partecipavo e cercavo di estraniarmi dalla classe. E quindi le maestre mi vedevano come una ragazzina che non aveva voglia di fare niente, non avevano capito cosa c’era dietro. Insomma non vedevo l’ora di chiudere con la scuola, però volevo dimostrare quanto valevo, almeno all’esame di terza media. Mi sono messa a studiare, ho preparato la mia tesina da sola, senza l’aiuto di nessun professore e ce l’ho fatta. Alla fine non ci credeva nessuno che potessi fare un esame così, sono rimasti sorpresi”.
Chiuso il capitolo delle scuole medie, Elisa si affaccia su un mondo completamente nuovo, con la speranza di viverlo serenamente… “Pensavo cambiasse tutto, ma non è stato così. Dopo le medie ho scelto di fare il corso di estetista al CFP Zanardelli di Darfo, perché il mio sogno era quello di aiutare le persone ad essere felici, a sentirsi belle, non volevo che si sentissero come mi sentivo io. Quando ho iniziato però ho trovato di fronte a me delle ragazze già formate, belle, che avevano avuto esperienza amorose e io che non mi ero mai innamorata e non mi vedevo bella per niente, ero ancora una ragazzina. Ed è stato lì che ho iniziato a pensare che allora quando mi dicevano che ero brutta, che facevo schifo e che ero inutile, avevano ragione. Me lo dicevano sempre, me lo dicevano in tanti, doveva essere così. A quel punto mi sono completamente annullata e ho iniziato a desiderare di perdere peso, perché pensavo che fosse quella la soluzione ai miei problemi. Alle superiori ho cercato di impegnarmi a livello scolastico, come non avevo mai fatto prima, ma non è andata allo stesso modo con le amicizie… non avevo nessuno. Iniziavo a sentire dentro un dolore immenso, pensavo che quello che conta è l’apparenza, non importava essere una brava persona o intelligente, ma sei bella se sei magra… e nessuno mi dava modo di pensare il contrario. In quel momento la mia migliore amica era tornata in Tunisia e avevo perso anche il mio unico punto di riferimento… per fortuna però è tornata un paio di anni fa e ci siamo ritrovate, più forti di prima”.
E intanto tra le mura di casa… “Non volevo dare preoccupazioni a mamma e papà, perché pensavo di complicare anche la loro situazione e quindi cercavo di tenere nascosto il mio stato d’animo, davanti a loro tenevo duro e appena ero da sola, piangevo, stavo malissimo… ero distrutta. Loro non si sono accorti di niente, sono riuscita a mascherare tutto finchè non è stato evidente”.
Il desiderio di dimagrire diventava sempre più forte… “Ma non sapevo come fare se non che non dovevo mangiare. Ho perso tre chili, ma i risultati non si vedevano. Erano i tempi in cui iniziavo ad usare il computer e ho iniziato ad informarmi proprio tramite quello. Mi sono ritrovata in gruppi pro anoressia, si chiamavano ‘Pro Ana’, l’anoressia la chiamavano per nome, come fosse una persona. Da ingenua ti senti capita da queste ragazze, io seguivo i consigli che davano e da lì è iniziato il tracollo. Mi dicevano che non dovevo mangiare, ma io non ero abituata e non riuscivo, così mangiavo e poi correvo in bagno, mettevo le dita in gola finchè vomitavo. Succedeva a casa, a scuola, al ristorante… ovunque. Era arrivata la bulimia. I miei non sospettavano, mi nascondevo, in quel primo momento era una luna di miele, come la chiamano i medici, perché ti senti invincibile, realizzata. Volevo arrivare a 55 chili, ma sono arrivata a 66 e poi non riuscivo più a perdere peso. Questo mi ha mandato in crisi, continuavo a frequentare quella community, mi ero riempita il telefono di ragazze anoressiche, perché le guardavo e mi sentivo forte, quello era il modello che dovevo raggiungere. Ho iniziato a mangiare di meno, a informarmi sulle calorie e le grammature, avevo creato una dieta fai da te. Mangiavo poco e poi vomitavo tutto… è stato lì che i miei genitori hanno capito che qualcosa non andava. Tra la seconda e la terza superiore mangiavo pochissimo, mi alzavo al mattino e non toccavo niente, a scuola bevevo un the caldo, a pranzo uno yogurt e una mela, mentre la sera lasciavo fare a mia mamma, mangiavo e poi correvo in bagno. In poco tempo sono dimagrita in modo esagerato, sono arrivata a 45 chili. Così un giorno mia mamma è venuta a prendermi a scuola e senza dirmi niente mi ha portato a Brescia da un nutrizionista… è stato terrificante, non volevo essere aiutata e ho iniziato a provare odio per i miei, per i medici, chiunque. A quel punto non mi interessava essere magra per vedermi bella, ma volevo dimagrire per sparire, per diventare invisibile. Non avevo la forza per suicidarmi, ma la mia vita mi sembrava inutile ed ero convinta che a forza di dimagrire sarei morta, prima o poi”.
Quel viaggio verso Brescia ha cambiato anche il rapporto con mamma Paola… “So di aver fatto soffrire parecchio i miei, a lei ho rimproverato il fatto di avermi messo al mondo. Le chiedevo il perché, io questa vita non l’avevo chiesta a nessuno. Ma non mi rendevo conto di cosa stavo dicendo, era come se dentro di me ci fosse qualcun altro a farmi dire quelle cose, una voce che ti comanda e annulla ciò che sei veramente e tu non puoi fare altro che ascoltarla. Quella non era la Elisa che tutti hanno conosciuto, non ero più quella persona solare, non sorridevo, mi sentivo inutile, non uscivo più, mi ero annullata. Ho odiato profondamente il mio nutrizionista, gli ho augurato tanto male, anche se adesso è una delle persone a cui sono più legata, perché i medici sono stati la mia seconda famiglia. Non volevo farmi ricoverare ed essendo ormai maggiorenne nessuno poteva obbligarmi e quindi ho deciso di seguire un percorso nel suo studio, andavo un paio di volte alla settimana per tenermi controllata, seguivo la dieta e una terapia psicologica, ho iniziato ad assumere dei farmaci, ma era un percorso fatto di alti e bassi, ho cambiato tante cure, ma più mangiavo e più dimagrivo. Sono calata ancora, pesavo 38 chili, il mio corpo non reagiva, non assimilava più, dovevo stare seduta tutto il giorno perché non avevo le forze, mi stancavo a fare qualsiasi cosa. Non avevo una vita sociale, ho perso il ciclo mestruale per cinque anni… non sentivo più la mia femminilità. Andava tutto come un’altalena, una settimana ero su, andava tutto bene, e quella dopo ricadevo nell’incubo, avevo crisi di panico, volevo stare al buio, gli specchi che prima guardavo per vedermi bella dovevano sparire, non volevo vedere nessuno. Volevo guarire e al tempo stesso non lo volevo perché in fondo la mia malattia mi rendeva speciale, la gente mi guardava proprio per quello. Mi chiedevo una volta guarita cosa avrei potuto fare se non conoscere a memoria gli ingredienti di ciò che mangiavo e riuscire a grammare a occhio gli alimenti. Per me Elisa in quel momento non esisteva più”.
Poi una sera arriva la febbre alta, la chiamata al 118 e la corsa in ospedale. La paura di non farcela e finalmente la svolta, Elisa ritrova sé stessa: “Sono andata avanti una settimana con la febbre alta, avevo dissenteria e vomito, non ce la facevo più. E’ arrivata l’ambulanza, mi hanno portato in pronto soccorso, i miei genitori sono rimasti fuori. Stavo male, non avevo più forze, stavo morendo, me lo sentivo. È proprio in quel letto di ospedale che è cambiato tutto, l’infermiere che mi aveva messo la flebo, ha tirato la tenda che separa le brandine dei pazienti e ho visto un crocifisso. Io sono sempre stata molto credente, mi sono affidata spesso a Dio, pregavo spesso, era l’unica cosa che avevo e a cui potevo affidarmi, prima gli chiedevo di aiutarmi ad uscirne e poi di uccidermi, che la vita non aveva senso. Ma quella croce era come se mi avesse parlato, mi stava dicendo: “Ora ci siamo, siamo al punto che hai tanto desiderato, vieni con me oppure resti qui?”, beh io in quel momento ho capito che avevo voglia di vivere e non di morire. Sono scoppiata a piangere, c’era una lice dentro di me. Ho chiamato l’infermiere e ho voluto accanto i miei genitori, ho chiesto loro di portarmi qualcosa da mangiare, per la prima volta dopo anni avevo fame. Sì, avevo fame. Si sono messi a piangere, non ci credevano, anzi pensavano fossero delle allucinazioni. Ho chiesto una crostatina alla marmellata, quella delle macchinette e un the caldo. Ho mangiato tutto tremando e nel giro di un paio di ore la febbre si è abbassata e sono tornata a casa”.
Questo è l’inizio di un nuovo capitolo della storia di Elisa, quello più emozionante, quello della rinascita… “Era iniziato il momento più bello della mia vita, mi sono avvicinata allo yoga, ero a casa perché ancora non avevo le forze, avevo problemi a dormire a causa dei farmaci, mi svegliavo alle quattro del mattino, aprivo le finestre e poi andavo in giardino, mi sono innamorata della natura, del vento, della pioggia… finalmente vedevo quanto era meraviglioso il mondo che avevo davanti e io non me n’ero mai accorta. Ho iniziato a fotografare i fiori, le piante, gli animali, mi sentivo un tutt’uno con la natura, una sensazione bellissima. Ho eliminato tutte le foto che avevo sul cellulare e mi sono cancellata dai siti in cui mi ero iscritta, ho iniziato ad apprezzare i corpi sinuosi, morbidi, normali… la donna è bella anche se non è uno scheletro. Sono sempre stata supportata dai dottori e dai miei genitori e ho iniziato a costruire il mio corpo, a gestire l’alimentazione, sono diventata vegetariana, una scelta che mi ha reso tranquilla. Sono aumentata di peso, a 55 chili è tornato anche il ciclo, volevo trovare lavoro, il parrucchiere di mia mamma mi ha offerto di lavorare qualche ora per lui, facevo il lavoro che amavo e finalmente iniziavo a stare in mezzo alla gente. Poi ho iniziato a lavorare in un centro estetico, mi sono innamorata del makeup, ho iniziato a truccare le spose e…”.
E un bel giorno alla porta bussa, finalmente, la felicità… “E’ entrato un ragazzo, Cristiano, il migliore amico del mio titolare. Ero ancora in una fase di recupero, ma mi stava vicino, mi ascoltava e mi capiva. Lui aveva la sua vita, era fidanzato e aveva un figlio. Sono riuscita ad aprirmi per la prima volta, mi ha fatta sentire bella, mi diceva sempre che dovevo sorridere… veniva spesso con la scusa di dover lavare i capelli soltanto per salutarmi. E poi un giorno ci siamo decisi a rivelare i nostri sentimenti, abbiamo 19 anni di differenza, ma abbiamo deciso che valeva la pena andare oltre quello che avrebbe pensato la gente, non ci toccava minimamente”.
È insieme a Cristiano che si colora l’alba di una nuova vita… “Ho iniziato ad uscire, a viaggiare, ho capito che l’amore, quello vero può vincere su tutto. Ora sono sana, sto benissimo, non ho più avuto nessun episodio brutto, lavoro tutti i giorni, sono autonoma e poi riuscirò a coronare un sogno… il 12 settembre io e Cristiano ci sposiamo. Tutto questo significa che anche quando tocchi il fondo puoi rinascere. Adesso sono la vera Elisa, quella solare, aperta che ero una volta, sono bella dentro, buona, affabile, che ama stare con tutti”.
Elisa è pronta a scrivere una nuova pagina della sua vita, che splende di meraviglia, ma senza dimenticare il suo passato, perché quello non si può cancellare… “Sono felice ed orgogliosa di me, perché sono stata forte. Se oggi sono quella che sono è grazie al dolore e a quello che ho passato. I miei sogni? Ho perso tanti anni della mia vita per colpa della malattia e quindi vorrei recuperare tutto, i viaggi, le sensazioni, le esperienze. Vorrei specializzarmi nel lavoro, diventare professionista in tutti i sensi… voglio vivere tutto quello che per gli altri è normale mentre per me è straordinario. Non voglio dimenticare ciò che c’è stato, c’è sempre uno strascico che ti porti dentro, solo che adesso hai una consapevolezza in più… che se quella maledetta voce torna, tu non la ascolti e la batti”.
Ma la vittoria di Elisa splende ogni volta che la curva delle sue labbra disegna un sorriso… “Spero di vedere tutte quelle persone che mi hanno fatto del male, io li ho già perdonati, spero un giorno di potergli sorridere”.