Emergenza forni crematori: richieste raddoppiate

Emergenza forni crematori: richieste raddoppiate
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Le richieste sono sempre di più, complice anche il Covid le richieste per i forni crematori in provincia di Brescia sono raddoppiate. E ora si deve correre ai ripari, nel senso che ne servono di nuovi. E con la richiesta di nuovi forni sono nate anche polemiche. “E’ stato da poco emesso il decreto regionale che stabilisce l’elenco dei Comuni lombardi in cui si potranno andare a costruire nuovi impianti di cremazione o potenziare gli esistenti. Per la Provincia di Brescia le notizie non sono particolarmente positive”, ha spiegato nei giorni scorsi il Consigliere Regionale del M5S Dino Alberti. “Con il decreto, la Giunta ha deciso che saranno 7 gli impianti che verranno potenziati e uno quello di nuova costruzione. Nella nostra provincia, l’esistente impianto di Brescia verrà portato a 5000 cremazioni all’anno rispetto alle 2400 attuali e a Chiari ne verrà costruito uno ex novo. L’impianto di Chiari, con le sue 2400 cremazioni all’anno, andrà ad aggiungersi ai 12 impianti esistenti in Lombardia, molti dei quali verranno raddoppiati”. “Unica nota positiva – afferma soddisfatto Alberti – il fatto che i progetti avanzati dai Comuni bresciani di Alfianello, Palazzolo sull’Oglio e Verolanuova siano stati respinti perché mancanti dei requisiti necessari. Sono particolarmente felice soprattutto per la bocciatura di Verolanuova “ereditato” dal Comune di Quinzano D’Oglio dove i cittadini hanno fatto sentire la loro voce e si sono opposti con forza al progetto del crematorio dal momento in cui era stato presentato. Vittoria dei cittadini e non delle amministrazioni che fino all’ultimo hanno fatto di tutto perché si realizzasse l’impianto”. “La mia preoccupazione per il continuo volere ampliare o costruire nuovi forni è da sempre legata al fatto che gli inquinanti che i crematori emettono sono molteplici e molto pericolosi. Lo confermano sia i diversi studi fatti in merito sia chi questi impianti li costruisce. Inquinati come il PM2,5 e PM10, ossidi di azoto, diossine, furani e altro ancora vengono creati durante il processo di cremazione. Una lunga lista che non ha fatto riflettere le amministrazioni che hanno voluto i forni e che troppo spesso non si sono confrontate con la cittadinanza per conoscere la loro opinione ma soprattutto non hanno chiesto il parere di esperti e tecnici indipendenti del settore. Nella Provincia di Brescia, questo problema diventa ancora più grande se si considera quanto l’inquinamento abbia già compromesso da tempo la qualità dell’ambiente”.

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