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Fatture false per 270 milioni di euro: nell’indagine della Finanza di Pisogne coinvolti anche imprenditori camuni

Fatture false per 270 milioni di euro: nell’indagine della Finanza di Pisogne coinvolti anche imprenditori camuni
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La Guardia di Finanza di Pisogne guidata dal Comandante Bruno Gerbini, coordinata dalla Procura di Brescia, ha dato esecuzione a un sequestro di beni per circa 21 milioni di euro e a 24 misure di custodia cautelare, nei confronti di altrettante persone accusate di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale.

Altri due soggetti, inoltre, sono stato interdetti dall'esercizio della loro professione.

L’inchiesta affidata al Sostituto Procuratore Claudia Passalacqua e al Gip Carlo Bianchetti  vede coinvolti  anche una decina di imprenditori camuni a diverso titolo che hanno usato crediti d’imposta inesistenti acquistati dalle ‘società cartiere strutturate’ che operavano anche attraverso triangolazioni con Stati stranieri.

Partita da uno studio contabile di Sirmione, l’attività investigativa ha visto coinvolto in tutto 104 persone e 126 società (tra "cartiere" e imprese realmente operanti), con sede in diverse province italiane (Brescia, Bergamo, Milano, Monza-Brianza, Torino, Pavia, Alessandria, Parma, Genova, Firenze, Roma, Latina, Salerno, Bari, Trapani). Le Fiamma Gialle hanno infatti ricostruito un’imponente frode fiscale, ideata da professionisti bresciani e incentrata su un sistema di emissione di fatture false: un vero e proprio ‘laboratorio di ingegneria fiscale a servizio degli evasori"’, così viene definito dai militari. Sono state emesse dagli indagati fatture per operazioni inesistenti per circa 270 milioni di euro, che hanno consentito di abbattere, complessivamente, un debito Iva per circa 47 milioni di euro ed evadere l’Ires per oltre 58 milioni di euro, oltre che di cedere crediti fittizi per 21 milioni di euro.

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