Pisogne

Il comandante dei vigili Fausto Cancellerini va in pensione

Cancellerini si racconta: “Ecco come è cambiato Pisogne. Buonsenso? Ho sempre cercato di capire le persone”

Il comandante dei vigili Fausto Cancellerini va in pensione
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Il conto alla rovescia è iniziato da qualche tempo, ma ora ci siamo davvero, il Comandante della Polizia Locale di Pisogne Fausto Cancellerini va in pensione. Dal primo dicembre.

Venerdì mattina, un sole timido che entra dalle finestre ancora aperte, il comandante è nel suo ufficio, computer acceso, qualche annotazione su un post-it, scrivania ordinata, i faldoni alle sue spalle che raccontano ancora tanto lavoro da fare.

E allora iniziamo, di questi oltre trent’anni di carriera in divisa ce n’è da raccontare. Riavvolgiamo il nastro, partiamo da dove tutto è iniziato.

“Dopo aver fatto il militare – spiega con un filo di emozione – sono andato a lavorare nel privato, dal 1979 al 1986. Poi ho deciso di cambiare, complice anche la crisi siderurgica. Quello con il mestiere del vigile (allora si chiamava così)  è stato un incontro piuttosto… casuale, anche se il mio sogno era quello di entrare nella Polizia di Stato. A dire la verità mi ha sempre attirato il mondo delle norme giuridiche, ma non potevo permettermi gli studi da avvocato e quindi avevo accantonato ogni idea. Poi un giorno ero in Municipio a Pisogne, stavo guardando i vari bandi e mi è balzato all’occhio proprio questo, ho deciso di provarci. Ho partecipato al concorso del Comune di  Provaglio d’Iseo ed è lì che è iniziata la mia esperienza. Ho avuto la fortuna di incontrare un collega bravissimo, Alberto, che mi ha insegnato tutte le basi di questo mestiere, poi ho partecipato ad un  corso di formazione, a Brescia”.

Primi giorni di gennaio, era il 1987, Fausto indossa la divisa…

“Dovevo entrare in servizio il 2 gennaio, non mi sono mai ammalato negli anni precedenti, e proprio quando è stata ora di iniziare… febbre a 40°! E quindi ho iniziato il 7. La prima esperienza? Sono uscito con un collega, con la paletta fermo un’auto e mi sono stupito del fatto che si sia fermato davvero (ride, ndr), mi è sembrata una cosa così strana. Anche in quell’occasione ero con Alberto, lo considero un grande maestro, perché ho potuto imparare molto. Nel corso che ho frequentato a Brescia ho incontrato un maresciallo che mi ha insegnato tanto dal punto di vista umano, ci diceva sempre che i primi giudici siamo noi, ma di ricordarci che tolta la divisa anche noi siamo degli automobilisti e quindi possiamo trovarci dall’altra parte. A Provaglio sono rimasto per cinque anni, come prima esperienza non è stata semplice per tanti motivi, e quindi ho deciso di chiedere il trasferimento”.

Fausto, che è originario di Pisogne, ma vive insieme alla sua famiglia a Darfo, si avvicina a casa…

“Per tre anni sono rimasto a Rogno, ma ero da solo e le cose da gestire sono davvero molte. Quando poi ho trovato il concorso di Responsabile di Servizio- Comandante a Pisogne ho deciso che era arrivato il momento di mettermi in gioco, eravamo in venti a partecipare e ho vinto. Il 27 dicembre del 1993 è iniziata la mia avventura qui. In quegli anni ho fatto un altro corso di formazione per ufficiali a Brescia, ho fatto un esame a Milano e nel tempo ho maturato gradi diversi secondo le norme, quindi Vice Commissario, Commissario,  ed ora  Commissario Capo”.

Ci soffermiamo proprio sulla parentesi pisognese…

“Qui ho trovato subito un buon ambiente di lavoro nonostante le ristrettezze economiche che oggi i comuni devono sopportare e che non ci ha consentito di potenziare il servizio come avremmo voluto. Negli anni questo lavoro è cambiato tanto, perché è diventato sempre più di polizia, tanto che i vigili urbani non esistono più. Ho vissuto tante esperienze a contatto con la gente… ho sempre cercato di mediare, capire le persone”.

Sorge spontanea una domanda: in questo mestiere si può parlare di buonsenso?

“Direi di sì, però le norme ci sono e vanno rispettate, è nostro il compito di farle rispettare. Purtroppo le persone vedono il “vigile” come colui che fa le “multe”, ma non è così. Anche perché le sanzioni per il rispetto del codice della strada sono diventate marginali rispetto a quello che facciamo, perché ci occupiamo del territorio, dell’ambiente, facciamo molta polizia giudiziaria, per farti capire, il 40% del tempo lo passiamo sugli atti che ci vengono delegati dalla Procura, piuttosto che atti amministrativi. Tornando al buonsenso, vale nel momento in cui lo utilizza anche la persona che si rapporta con me, poi è chiaro che ci sono cose che si possono fare, altre invece no. Ho sempre pensato fosse giusto parlare con le persone, capire quale è il problema e poi intervenire”.

Il lavoro della Polizia Locale va di pari passo con quello delle amministrazioni comunali…

“Ne ho viste passare parecchie in tutti questi anni e sono stato fortunato perché ho sempre trovato di fronte a me persone ragionevoli, con cui ci si è confrontati e a volte scontrati, ma abbiamo sempre trovato la giusta sintonia e colgo l’occasione per ringraziare tutti i sindaci e gli amministratori con cui ho lavorato in tutti questi anni, perché sono stati degli importanti punti di riferimento. Il mio ruolo di responsabile di servizio, pur essendo in un ambiente ristretto, sta a metà tra i bisogni dell’amministrazione e il personale da gestire”.

Di questa lunga carriera, ci sono momenti che non si possono dimenticare…

“Alcune esperienze mi hanno portato ad affrontare delle problematiche familiari, ho lavorato spesso a contatto con gli assistenti sociali e molta gente ha bussato alla nostra porta. Ho sempre cercato di essere il più imparziale e professionale possibile. Qui a Pisogne ho trovato anche un’ottima collaborazione con i Carabinieri e in particolare con il Maresciallo Olivieri con cui ho affrontato tanti problemi, per esempio la frana del Trobiolo nel 2000, siamo riusciti ad agire in modo autonomo. Si è creato un ottimo rapporto di stima, collaborazione e amicizia. Come è cambiato Pisogne? Devo dire radicalmente sotto tanti punti di vista. Quello che balza all’occhio è sicuramente la parte urbanistica, perché sono fatti alcuni interventi che l’hanno cambiato, così come il fatto che Pisogne sia diventato il centro dell’alto lago, in particolare nel periodo estivo con molte manifestazioni che richiamano migliaia di persone, ha fatto sì che non fosse sempre facile la gestione. Negli anni sono arrivati anche eventi non solo locali, ma anche di calibro nazionale ed internazionale e che quindi hanno richiesto uno sforzo non indifferente. Cosa porterò sempre con me? Mi piace pensare che il lavoro sia come un matrimonio, ci sono momenti belli e altri brutti… parto da qui, la scomparsa del Maresciallo Gelmini mi ha colpito parecchio, pur non ricoprendo lo stesso ruolo, è stato un collega e un amico. Di momenti belli ce ne sono stati tanti e dovrei passare delle ore a raccontarli, ho avuto tante soddisfazioni da questo lavoro, soprattutto quando ti rendi conto che ciò che fai serve a qualcuno… insomma non c’è un episodio in particolare da ricordare, ma sicuramente ce ne sono tanti che hanno lasciato il segno. A proposito vorrei ringraziare la mia famiglia, mia moglie Giuliana e i miei figli, Marina, Chiara e Federico, perché mi hanno sopportato e supportato in questi anni, anche quando portavo a casa i pensieri. E poi devo ringraziare gli amministratori comunali che sono passati in questi anni, tutti i colleghi, Alberto, ma in particolare un’amica Erica Silini, che mi ha sostituito quando non c’ero e mi ha sempre sostenuto”.

Torniamo a parlare di Pisogne, un Comune molto vasto…

“C’è tutta la parte della montagna, che è molto impegnativa, la stazione di Val Palot e poi le strade, che sono tantissime e quindi portano lavoro e controlli. E poi il lavoro in ufficio è molto e non è sempre semplice gestire tutto. L’ambiente in cui ho preferito lavorare è certamente la strada, perché ti permette di stare a contatto con le persone, anche se purtroppo con il passare del tempo il lavoro esterno è calato. In passato ho svolto parecchi servizi serali, per il controllo sulle attività e sull’ordine pubblico, soprattutto nella stagione estiva, sulla viabilità, il rispetto delle regole, ma anche per la prevenzione dei furti e via dicendo”.

Adesso uno sguardo avanti, con un filo di emozione nella voce e negli occhi…

“Prima di tutto mi auguro che possa finire presto questo periodo difficile, poi di progetti ne ho tantissimi. Dopo 35 anni sicuramente questo lavoro mi mancherà, ma passerò in ufficio almeno per un saluto. Ma è giusto così, nel lavoro e nella vita si va a step e questo è il momento di fermarsi, anche per lasciare spazio ai giovani, a nuove energie. Quando sono arrivato io si lavorava con la macchina da scrivere, poi è arrivato il pc, internet e programmi nuovi… si lavora in modo completamente diverso ed è giusto che siano i giovani a portarlo avanti. Un consiglio? Sicuramente di studiare, perché spesso si conosce poco del nostro lavoro che però comprende una molteplicità di materie. E poi tanta umiltà, voglia di imparare e tenersi aggiornati… le soddisfazioni arrivano. Se tornassi indietro? Se avessi 17 anni farei il cuoco (sorride, ndr), ma sono soddisfatto così. Qualche idea per il futuro ce l’ho già, prima e dopo la pensione di mia moglie, che andrà tra due anni e mezzo. Intanto farò qualche camminata visto che amo la montagna e poi mi piacerebbe fare il cammino di Santiago de Compostela in bici andata e ritorno. E poi l’orto, un’altra mia grande passione, così come leggere e realizzare presepi a mano. E poi sogno di acquistare una spider, restaurarla e poi girare l’Italia quando mia moglie andrà in pensione. Insomma, non avrò certo il tempo di annoiarmi (ride, ndr)”.

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