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La Comunità Montana e i Sindaci contro la zona rossa, ma dall’ospedale i medici non la pensano così

Il presidente Bonomelli: "Non si possono in alcun modo paragonare le esigenze e le situazioni presenti nei piccoli borghi in quota, quali sono i comuni della Valle Camonica, a Milano".

La Comunità Montana e i Sindaci contro la zona rossa, ma dall’ospedale i medici non la pensano così
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La Comunità Montana di Valle Camonica appoggia e sostiene con fermezza la protesta dei sindaci della provincia di Brescia perché la  provincia non venga considerata zona rossa. Il 5 novembre alcuni primi cittadini valligiani sono scesi in Broletto per incontrare il Prefetto e testimoniare la condivisione del documento in cui si chiede al Ministro della Salute Roberto Speranza e al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana la creazione di aree sub regionali sulla base di un’attenta analisi della situazione dell’indice RT a livello provinciale.

L’obiettivo degli enti comprensoriali camuni è essere al fianco delle tantissime attività economiche che stanno soffrendo e che vedono assottigliarsi la possibilità di sopravvivere alla crisi economica causata dalla pandemia e dalla continua politica di chiusure.

“Chiediamo a gran voce, quali principali rappresentanti della montagna insieme a Uncem – dichiara il presidente Sandro Bonomelli – che non si faccia di tutta l’erba un fascio. Non si possono in alcun modo paragonare le esigenze e le situazioni presenti nei piccoli borghi in quota, quali sono i comuni della Valle Camonica, a Milano. Le logiche e i numeri di un piccolo bar o di una bottega della Valsaviore, di Incudine, Paspardo, Angolo o Paisco non sono certo quelle dei grandi centri commerciali della città. Capiamo come sia impossibile differenziare per aree così piccole, ma che almeno si tengano in considerazione, nell’individuazione delle zone, almeno i sub ambiti provinciali”.

Il presidente Bonomelli, in rappresentanza di tutti i sindaci camuni, esprime quindi condivisione e solidarietà verso tutte le realtà che chiedono una diversa formulazione dell’ultimo Dpcm.

Ma chi lavora nelle corsie degli ospedali ed è sempre stato in prima linea nella lotta contro il Covid non è d’accordo.

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