Malonno - la storia

Mauro Vescovi di King’s Pizza che nell’emergenza, con la tecnologia e la fantasia, si è reinventato l’attività e ha fatto da apripista anche ai colleghi

Mauro Vescovi di King’s Pizza che nell’emergenza, con la tecnologia e la fantasia, si è reinventato l’attività e ha fatto da apripista anche ai colleghi
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di Mirko Menolfi

Malonno. Mauro Vescovi, titolare del King’s Pizza, ci fa accomodare nel suo locale e ci parla dell’idea che ha avuto. In un periodo come questo, agli inizi, dove tutti in Alta Valle erano “in crisi perché nessuno sapeva nulla di come sarebbe andata”, uno sbrilluccichio di positività – non quella virale, causa della mancanza di cui sopra – illumina la sua pizzeria: la consegna a domicilio.

Ci dice: “C’è chi ha chiuso ed è rimasto chiuso anche se la legge gli permetteva di aprire, io ho scelto di aprire subito”. Cosa vuol dire? Quando l’obbligo della chiusura era alle porte, in un primo momento, chiude per tre giorni e in quei tre giorni si accerta di quello che può fare. Dopo aver scoperto le sue possibilità – chiamando commercialista, carabinieri, guardia di finanza e gli enti di dovere – decide allora di provare la novità di cui sopra dicendoci: “Qua ero l’unico, non lo ha mai fatto nessuno perché qua da noi non c’è la ‘cultura del domicilio’”.

Questo, quindi, all’inizio, insieme ad altri elementi che andremo a elencare poi, ha permesso al King’s Pizza di distinguersi tra le pizzerie di Malonno e, stando a quando ci dice Vescovi, di tutta l’Alta Valle. Ma questo ha un prezzo, e Vescovi ci parla anche del suo terrore: “Inizialmente la mia paura era quella di essere giudicato per il fatto che lavorassi perché era giustificata la figura di quello che di sua iniziativa decideva di chiudere e di arginare il contagio”.

Passa una settimana, allora, in cui la sera gli prende anche la spiacevolezza di “qualche attacchino di panico”. Ma dopo un primo momento, si riprende. Dopo gli accertamenti necessari, infatti, si chiede: “Perché non devo farlo?”. Ha delle scadenze, e anche se la consegna a domicilio lo avrebbe fatto lavorare poco sarebbe almeno riuscito a pagare quello che doveva pagare.

Studia una strategia. Per almeno un mese decide di lasciare a casa due delle sue dipendenti: Nicoletta – lavapiatti e babysitter della piccola Agatha Vescovi – e Daniela – cameriera tutto fare. Sua moglie, Marisa, invece resta chiusa in pizzeria mentre lui esce a fare le consegne. Per il primo mese sono solo lui e lei.

Poi, imposta una procedura e la posta sulla pagina Facebook del King’s Pizza per aiutare il cliente più ghiotto anche durante i tempi della pandemia. “Io arrivavo, dovevano lasciarmi scendere, appoggiavo le pizze sopra al forno che utilizzo per portare le pizze (poi parleremo anche di questo forno) c’era una cassetta dove dovevano mettere i soldi, io mi allontanavo, loro mettevano i soldi, prendevano le pizze e si allontanavano”.

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