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Monica: “Ho due malattie invalidanti, ho perso tutto, ma ho un carattere forte, più forte di tutto”

Monica: “Ho due malattie invalidanti, ho perso tutto, ma ho un carattere forte, più forte di tutto”
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Ci sono storie che restano spesso nell’ombra, come le persone che le vivono. Ma ci sono persone come Monica che sono luce pura, perché lottano nel silenzio e non si arrendono, ma sorridono e questa è la più grande vittoria. Monica convive con due malattie autoimmuni e invalidanti, Monica è una di quei guerrieri invisibili, che si fa guscio della sua forza, anche quando il giudizio della gente pesa quanto un macigno sul cuore e sull’anima. La storia di Monica la raccontiamo insieme a lei, tutta d’un fiato, perché “sono una di quelle che la società considera ‘gli ultimi’. Ho perso tutto, sono da sola, ma nonostante questo ce l’ho fatta e voglio che si sappia… non cerco compassione, vorrei solo che le persone come me non si arrendessero mai”.

Monica, che di cognome fa Martinazzi la incontriamo in un sabato mattina di novembre, ci sediamo all’angolo di un bar in centro a Boario, dove vive. Davanti a me un caffè macchiato che continuo a mescolare finché diventa freddo. Anche troppo. Monica ha 45 anni ed è un vortice di emozioni, tra lacrime e sorrisi che disegnano il viso di chi ha sofferto, ma ha messo davanti a tutto il carattere forte e “io ho vinto, da sola, ma ho vinto”. Non c’è un vero inizio di questa storia, la ricostruiamo insieme, così come gliela detta il cuore. “Vedi come sono adesso? Rotonda, ‘tanta come la Fanta’ come dico io (ride, ndr). Ecco, le persone si soffermano a guardare il mio aspetto fisico che è cambiato a causa delle terapie che faccio per monitorare e curare le mie malattie autoimmuni. Le persone giudicano molto spesso senza sapere cosa c’è dietro. E pensare che fino a qualche anno fa ero una bellissima ragazza, avevo tantissimi amici, avevo tutto… avevo un lavoro, ero la migliore venditrice, sono sempre stata una macchina da guerra al lavoro, mentre ora a volte fingo di stare bene nascondendo il dolore fisico che mi portano queste malattie… sai, arrivi ad un punto che perdi tante cose e ti senti esclusa”.

Perché se la malattia ti consuma fuori, il giudizio e lo sguardo della gente ti consumano l’anima. Pronti, via. Monica è un fiume in piena, affiorano le lacrime quando mentre si rimbocca le maniche della maglia nera che indossa sotto il cappotto beige, ci mostra che le sue braccia non le stende più. “È una delle mie malattie, non le piego e sai cosa significa? Che non riesco a fare ciò che fa parte della routine quotidiana. Ma non finisce qui, ovviamente. Nel 2001 mi hanno diagnosticato la prima malattia autoimmune, è una malattia gastrointestinale per cui sono in lista d’attesa per l’intervento. Sono stata aiutata da un’infermiera nei mesi più bui e più duri della mia vita, ma la cosa peggiore è stata quando la malattia mi ha preso anche gli arti inferiori. Il mio corpo non reggeva più e gli arti non mi permettevano di avere la stabilità e quindi cadevo spesso. Sono stata ricoverata d’urgenza nel 2019 al Papa Giovanni XXIII, dove sono stata seguita e supportata da un team pazzesco e dove mi hanno messo davanti alla diagnosi della mia seconda malattia, artrite reumatoide e spondiloartrite anchilosante”.

Monica guarda fuori dalla finestra, gli occhi si inumidiscono di nuovo e prosegue il suo racconto: “Ho continue emorragie, dallo stomaco, dal naso, ipotermia, il termometro segna 33°, 34°. Sono stata seguita anche dal grandissimo team dell’ospedale di Iseo, nel reparto di ortopedia, per salvarmi il ginocchio sinistro con una serie di infiltrazioni per il dolore e per salvare la cartilagine”.

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