Moreno, l’Itis, il lavoro in fabbrica e poi Camuna Cannabis

Moreno, l’Itis, il lavoro in fabbrica e poi Camuna Cannabis
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Moreno, l’Itis, il lavoro in fabbrica e poi Camuna Cannabis: “Non era la mia strada. L’agricoltura, la terra, il miele, il pane e i miei nonni...”

Cinque anni di Itis, a Lovere, poi la decisione di prendere una strada diversa. Completamente diversa.
Moreno Saviori è originario di Artogne, ha 28 anni, e di professione è panettiere nella ditta di famiglia, insieme alla zia.
Non si finisce mai di imparare: “Ho frequentato un corso a Brescia per un altro tipo di panificazione... uno dei miei sogni ruota proprio attorno a questo”.
Ma c’è anche un’azienda agricola, Camuna Cannabis, che porta avanti con un’infinita passione: “Non mi piace chiamarlo secondo lavoro, perché di fatto non lo sento proprio come un lavoro.
Mi piace molto e quando una cosa ti piace, nonostante i sacrifici, non ti pesa. Sono partito quattro anni fa insieme ad un mio ex compagno di scuola con la coltivazione di cannabis, perché eravamo già informati su questo mondo e perché conoscevamo le potenzialità di questa pianta, nonostante lo scetticismo si sentisse parecchio. Abbiamo iniziato a coltivare indoor, quindi all’interno con l’utilizzo delle lampade, a Berzo Inferiore, ma ci siamo resi conto che richiedeva uno sforzo economico non indifferente e così abbiamo scelto di dedicarci alla coltivazione outdoor, cioè all’esterno… e come il sole non c’è niente! Così ho iniziato a utilizzare un prato di proprietà di mia nonna, a Darfo. Questa era sicuramente la scelta migliore da fare. Il mio amico nel frattempo ha deciso di lasciare ma io ho continuato… è vero, fare tutto da solo è complicato, ma mi dà anche molta soddisfazione”.
Ci soffermiamo proprio qui...

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