Nonna Gioconda racconta Sara tre mesi dopo il delitto
“E’ cresciuta con me, i sogni, la gelosia per il nonno, il vestito del 18esimo, l’ultima telefonata prima di morire…”.

Il cielo è gonfio quanto basta per lanciare folate di vento lungo la strada che cuce i paesi lungo la statale 42, giro a destra e imbocco Ponte Barcotto, poi la rotonda, direzione Gratacasolo, un viale di case lungo la strada, Gioconda Gaioni abita in una di queste case, terzo piano, altre anime in questo piccolo condominio, pomeriggio di fine gennaio.
Gioconda apre la porta, tuta Renato Balestra, un sorriso accogliente, di quelli che ti fanno sentire a casa, ci sediamo in salotto, un divano letto, tavolo, sedie, la tv, la credenza, foto dei 4 nipoti ovunque e una grande foto sulla parete, quella del marito Enrico, scomparso nel 2020. E con lui la foto di Sara, già, Sara Cenetelleghe, il motivo per cui siamo qui. Gioconda è la nonna di Sara, e Sara con la nonna ha diviso e condiviso tanta, tantissima vita. Sara, uccisa a colpi di forbiciate nella notte tra il 26 e il 27 ottobre del 2024, pochi mesi fa, aveva 18 anni, avrebbe compiuto i 19 pochi giorni dopo, il resto è cronaca.
La vita di tutti i giorni invece nella cronaca non rientra, o rientra davvero poco, ma la vita di tutti i giorni cambia radicalmente dopo una tragedia come quella successa a Sara. Siamo qui per raccontare e respirare questo prima, questo durante e questo dopo, perché per Gioconda c’è e ci sarà sempre un prima, un durante e un dopo Sara.
“Sara ha vissuto qui fino a 10 anni, qui in casa (la camera di Sara è ancora come l’ha lasciata, un grande panda di peluche sopra il letto fa da guscio a tutta la stanza ndr), con me e mio marito, lui andava sempre a prenderla all’asilo, poi è andata a scuola al Piano, le Medie al Convitto, il papà lavorava in Francia in quel periodo, la mamma lavorava”.
Gioconda ha tre figli, Vittorio, il papà di Sara, e poi altre due figlie, e 5 nipoti, Sara, classe 2005, poi nell’ordine altri quattro, 2007, 2010, 2016 e 2020: “Mio marito è morto pochi giorni dopo che era nato il mio ultimo nipote, Andrea. Era il 2020, anno di covid, ma non è morto di covid, aveva 76 anni”.
Quando parla di suo marito e di Sara, nonna Gioconda sgrana gli occhi quasi a contenere dentro lo sguardo i suoi due amori. Gioconda vive con Vittorio, il papà di Sara, classe 1972, che ora è al lavoro: “C’è un prima e un dopo Sara – racconta Gioconda – ma se mi chiedi quando è successo nemmeno so quanto è passato, è come se fossero passati pochi secondi. E’ ancora tutto lì. E poi sai, non riesco più a piangere, non scendono più lacrime, le ho versate tutte quella notte, e io da allora non riesco a piangere. Il ragazzo che l’ha uccisa? La ragazza che era con Sara? So che sono state rovinate tre famiglie, lo so, ma io penso a Sara, penso a lei. Non ho più visto la ragazza che era con Sara, eppure la conoscevo, la conoscevamo, ecco, vorrei almeno guardarla negli occhi, tutto qui”.
E Vittorio? “Va al lavoro, torna a casa, si chiude in camera e basta, non vuole sapere più niente, mi ripete ‘la mia vita è finita, per chi lavoro ora?’. Io cerco di scuoterlo, la vita deve per forza andare avanti ma lui era il padre, è il padre di Sara, capisco che è difficile e io ora devo cercare di essere ancora più forte per sostenerlo”.
“Nonna, ho bisogno di parlarti…”, “Sara, collante e crocerossina”
Gioconda racconta il rapporto tra Vittorio e Sara: “Un legame profondo, padre e figlia, anche se non vivevano insieme erano legatissimi, anzi, forse proprio per la situazione famigliare erano ancora più legati, Sara aveva un carattere particolare, dolce ma fermo, faceva da collante alle situazioni spinose, quante volte le ho detto di non fare troppo la crocerossina, ma lei sentiva di dover fare cosi, a volte mi diceva ‘io non ho una famiglia normale’, io le dicevo che la casa della nonna era sempre aperta, sempre, ma io non potevo fare la mamma o il papà, io sono la nonna e devo fare la nonna, poi se lei voleva stare qui non c’era nessun problema, nessuno. In tutte le famiglie ci sono problemi, i problemi sono ovunque, cambia però il modo di affrontarli e lei li sapeva affrontare come un’adulta, era molto matura per la sua età”.
Gioconda racconta: “Un giorno mi ha chiamata e mi ha detto ‘ho bisogno di parlarti, vieni al Centrale a bere un caffè?’. Ok, sono andata, ci siamo sedute: ‘Nonna, perché non ci sono più le famiglie come tu e il nonno?’, l’ho guardata ‘Sara, sono cambiati i tempi, è cambiato tutto, è cambiata la mentalità della gente, però ricordati che io e il nonno ci siamo sempre rispettati, tu fatti rispettare, ma rispetta’. Ecco, parlavamo tanto io e lei, era profonda, tanto profonda”.
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