DARFO BOARIO TERME

50 anni di Santa Maria, la 'chiesa nuova' voluta da don Bassi

50 anni di Santa Maria, la 'chiesa nuova' voluta da don Bassi
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La Parrocchia dei Santi Faustino e Giovita celebra 50 anni dalla consacrazione della chiesa di Santa Maria, a Darfo. Don Giancarlo Pianta ne ha raccolto la storia in un libro intitolato "Un uomo, un parroco: la figura di don Filippo Bassi, l’arciprete". Qui vi lasciamo lo stralcio in cui si racconta la nascita della chiesa.
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L’ultimo grande impegno di don Bassi sarà la realizzazione della chiesa nuova. Col mese di maggio 1965 il parroco inizia apertamente quest’avventura. Così lui stesso ricostruisce la genesi del progetto: Prima del 29 giugno 1945, data del mio ingresso parrocchiale, non ero mai stato a Darfo. Ero passato in treno due o tre volte. Infatti avevo tenuto brevi predicazioni a Cividate, a Prestine e una giornata di Azione Cattolica a Breno. Null’altro. Di quella mattina ricordo tutto. (...) Dal Cappellino ci si portò lentamente fino alla chiesa. Nel vedere questo edificio così basso, misero, ebbi un tuffo al cuore. Sperai che quella fosse una chiesa sussidiaria, non la Parrocchiale. Quando mi resi conto, che non v’era oltre da dubitare, provai una grande delusione, una vera sofferenza. Era un triste destino il mio. Da curato mi ero trovato in una splendida parrocchiale, ma a Cortine la chiesa era brutta e già avevo raccolto dei fondi per la chiesa nuova. E qui si poteva pensare a una nuova costruzione? (...) L’idea di tentare mi venne mentre salivo verso il presbiterio, ma non l’espressi. Le circostanze mi indussero a pensare a quel quasi tragico presente più che a un futuro sorridente. Nei primi giorni il povero, indimenticabile, compianto notaio dottor Battista Cemmi me ne parlò e aveva una sua idea, pensava alla Breda. Urgentissimo era il problema dell’Oratorio e per circostanze varie si pensò di non soprassedere. Il C.L.N. ci fu favorevole. In quei primi mesi non lasciavo occasione per chiedere consigli e pareri sulle eventuali modifiche per un nuovo edificio. In proposito consultai l’attuale cardinale Bevilacqua, l’Arcivescovo di Chieti, Monsignor Bosio e altre persone competenti. Ampliamenti non erano possibili, modifiche efficaci neppure. (…) Guardando la cronistoria relativa al quinquennio 1923-1928, stesa dal mio defunto predecessore, veramente di veneranda memoria, rilevo come già in quegli anni fosse affiorato il problema della chiesa. Si pensava, allora, di allargarla, ovvero di affrontare l’idea della chiesa nuova.

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