giornata mondiale del teatro

La Compagnia del Samovar nata una sera d’estate del 2022: “Fare teatro è emozionare e vivere tutte le vite che vorresti. Quel bollitore riflesso sulla vetrata...”

La Compagnia del Samovar nata una sera d’estate del 2022: “Fare teatro è emozionare e vivere tutte le vite che vorresti. Quel bollitore riflesso sulla vetrata...”
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Il 27 marzo è la giornata mondiale del teatro e quale migliore occasione per raccontare una realtà relativamente nuova ma ben radicata sul territorio della Valle Camonica, la Compagnia del Samovar.
“Inizialmente una parte di noi faceva dei corsi in altre scuole di teatro della valle – spiega Enrico Almici, uno tra i fondatori della compagnia -. Era il classico gruppo di teatro, io lo frequentavo da cinque o sei anni, facevo i corsi per i bambini come insegnante e c’era il corso adulti. I corsi di solito vanno da settembre a maggio e si chiude con uno spettacolo a fine anno. Capita che ci siano persone che iniziano e poi smettono, ma in quegli anni si era costituito un piccolo gruppo che voleva fare qualcosa in più di andare in scena solo una volta alla fine del corso.
In questi anni io ho approfondito la conoscenza di Nicola Adobati, che era il nostro maestro, un attore che si è formato all’Accademia di Gigi Proietti a Roma. Nell’ultimo anno di corso ci aveva fatto fare un percorso su Shakespeare e poi il gabbiano di Cechov”.
Il vostro nome arriva proprio da qui: “Il samovar è una specie di grosso bollitore tipico russo e che troviamo proprio nelle opere di Cechov. Una sera dopo le prove, che in quel periodo facevamo in una sala dell’hotel Brescia, quando stavamo per uscire ci è scappato uno sguardo alla sala delle colazioni dove ci sono delle grandi vetrate e in una di queste illuminato rifletteva un bollitore. Quella sera ci siamo fatti una risata e poi ognuno è tornato a casa, tutto è finito lì”.
In una sera d’estate l’idea di costituire la compagnia: “Eravamo a casa mia, a Terzano, eravamo in sette persone, io sono uno dei più… anziani, ho 52 anni, ma ne abbiamo anche dai 19 in su, qui abbiamo iniziato a pensare di formare questo nuovo gruppo. Io ero d’accordo ma ero anche consapevole che fosse una grande responsabilità, perché significa rinunciare ad altre cose, non dico solo la famiglia ma soprattutto ad altre attività, chi era impegnato con lo sport, chi il volontariato, l’oratorio e via dicendo, se fissiamo delle date dobbiamo essere costanti e garantire la presenza, non possiamo di certo improvvisare, serve tutta un’organizzazione dietro, un posto dove fare delle prove e sicuramente anche dei costi da sostenere.

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