Stefania, l'oboe e il concerto alla Camera dei Deputati
Nella Sala della Regina di Montecitorio è andato in scena il concerto dell’Orchestra e Coro di voci bianche dell’Accademia Teatro alla Scala, organizzato dalla Camera dei Deputati, per onorare il Giorno della Memoria. C’era anche Stefania Abondio, 26enne originaria di Gianico, con il suo oboe. Una passione che arriva da lontano quella per la musica. E noi partiamo proprio dall’inizio.
“Ho iniziato a conoscere il mondo della musica quando avevo 7 o 8 anni, ho iniziato con la banda del paese e poi ho deciso di perfezionarmi in Conservatorio a Darfo dalla prima media, qui mi sono diplomata e poi ho proseguito con il biennio specialistico a Bergamo per la laurea e ancora l’Accademia di Alto Perfezionamento dei ‘Musici di Parma’, sotto la guida del maestro Christoph Hartmann, oboista dei Berliner Philharmoniker, l’orchestra principale di Berlino, e contemporaneamente all’Accademia SOLO di Bologna”.
Insomma, non ti sei più fermata: “Questo mondo permette di continuare a specializzarsi, è un continuo perfezionarsi”.
Qualcuno ti ha trasmesso la passione per la musica? “Sono l’unica in famiglia a suonare uno strumento e ho iniziato un po’ per caso. A scuola consegnavano sempre i volantini per le attività pomeridiane, tra cui quello della banda… la musica mi affascinava e quindi ho deciso di provare. La mia famiglia, e in particolare i miei genitori, è stata fondamentale in tutto il mio percorso, il loro appoggio non è mai mancato nemmeno quando la mia passione è diventata una scelta di vita oltre che professionale. Mi hanno sempre aiutato, supportato e spronato a fare sempre di più”.
Dalla banda di Gianico alla prestigiosa Accademia Teatro La Scala: “Per me è una grande soddisfazione, ma non un traguardo, anzi è un punto di partenza, perché è sempre un continuo spronarsi e appassionarsi alla musica… un mondo in cui è fondamentale la motivazione, ma soprattutto la disciplina. Devi studiare ogni giorno, con o senza voglia. È un po’ come lo sport, un continuo allenarsi e perfezionarsi sulle performance sia nell’ensemble che da solisti”.
Come sono le tue giornate? “Non ce n’è una uguale all’altra. C’è la giornata in cui è doveroso riposare, c’è la giornata in cui bisogna lavorare. Nelle mie giornate non può mancare lo sport e mi piace allenarmi con la corsa o con un piccolo trekking e poi inizia la fase di studio, che va dalle tre alle cinque ore in base al periodo e alla richiesta lavorativa”.
Come ti prepari? “Studio a casa, a Piacenza. Il lavoro che faccio non è tanto la ricerca della perfezione, che soprattutto nel contesto artistico non esiste, ma è la ricerca di quello che si vuole trasmettere e trovare il miglior modo per trasmetterlo indipendentemente dal brano che si deve suonare, quindi da solista o di musica da camera. Senza dimenticare di allenare il fisico alla performance, in base a quanto tempo devi suonare. Per i concerti di un’orchestra, bisogna studiare la parte tecnica, quindi le note, e conoscere il brano in linea generale, ma non è finita qui, perché in quel contesto è fondamentale riuscire a suonare al meglio con tutti gli altri strumenti per ottenere il risultato che avrebbe voluto il compositore. Insomma, sempre per fare un parallelo con il mondo dello sport, dobbiamo lavorare come se fossimo una squadra, riuscendo a suonare tutti uniti nelle dinamiche e nelle intenzioni musicali”.
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