Il 2023 dei campi bresciani: mais sano ma il maltempo ha portato cali produttivi
La valutazione di una stagione agricola si fa attraverso due parametri: la produzione e il prezzo. Partendo dalla principale materia prima bresciana, il mais, sul fronte produttivo la campagna è partita con diverse preoccupazioni dovute alla siccità; nella realtà, le piogge
primaverili hanno sanato questa criticità, al punto che in campo ci sono state irrigazioni nella norma. Sino a metà luglio la stagione, a Brescia, si presentava quindi ottimale, con mais molto bello e tante aspettative positive. Purtroppo, la seconda parte dell’estate è stata caratterizzata da eventi climatici estremi, con grandine e trombe d’aria che hanno condizionato in negativo il fine stagione in tutta la provincia. La situazione si è fatta complicata, con variazioni anche significative tra un territorio e l’altro, anche tra campi contigui. Alcuni agricoltori hanno così deciso di anticipare la raccolta, per non compromettere la qualità del prodotto finale, e molti altri hanno registrato significativi cali produttivi. “Nonostante tutto, fortunatamente non ci sono stati problemi di aflatossine o micotossine – spiega il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli -, con un raccolto di mais mediamente molto sano. Nei terreni più colpiti le produzioni sono state bassissime, con tagli fino anche al 90 per cento, come avvenuto a esempio nell’area di San Zeno, o del 50 nella zona di Poncarale. Il calo medio stimato si assesterebbe sul 25-30 per cento”.
Il secondo aspetto da valutare è il prezzo, che si conferma indipendente dalle dinamiche nazionali. Nella prima parte dell’anno si è assistito a una discesa lenta e costante sino a giugno-luglio, quando si pensava d’aver raggiunto la stabilità sui 25 euro al quintale che, con l’aumento dei costi di produzione, poteva rappresentare un punto d’equilibrio. È partita invece la cosiddetta “speculazione al contrario”, con i Paesi dell’Est che hanno registrato record produttivi e, di conseguenza, una forte pressione sui contratti d’importazione. Si è così creata una bolla speculativa al ribasso, che sta trascinando all’ingiù i prezzi nazionali. “È un danno per le nostre produzioni locali legate al Made in Italy – aggiunge Garbelli -. Ai prezzi bassi si somma una seconda grande penalizzazione dovuta dall’applicazione della nuova Pac: una Politica troppo esigente, che ci ha visti nel primo anno parecchio danneggiati. La Pac è nata per accompagnare le aziende, con un ruolo determinante anche nella tenuta inflattiva. Il contributo della Pac ci consentiva di tenere i prezzi più bassi, oggi invece sono già sotto i costi produttivi e con questa Pac inadeguata siamo così doppiamente colpiti”.
Per quanto riguarda gli altri seminativi, per il triticale l’annata è stata positiva, perché la primavera umida ne ha favorito la produzione, alta e soddisfacente. Di contro, per l’orzo la produzione è stata bassa (la primavera piovosa ha penalizzato questa coltivazione precoce). Il frumento-grano ha avuto un andamento simile al mais, con buone produzioni ma quotazioni in significativo calo e prezzi sotto i costi di produzione.