l'intervista alla compagna del campione olimpico

Nicole racconta il suo Marcell

“Quel test di gravidanza nel tunnel del metro, nonno Osvaldo, ci sposeremo il giorno del mio compleanno, Anthony e la piccola Meghan, i tatuaggi e quel sogno…”.

Nicole racconta il suo Marcell
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Sono da poco passate le 9:30 del mattino, il giorno dopo l’impresa da favola di Marcell Jacobs, un lunedì che non è certamente un lunedì qualunque. Anthony, due anni, e Meghan, dieci mesi, i suoi due figli, dormono ancora, “sono stati svegli fino a notte fonda anche loro”, e Nicole Daza (è di origini sudamericane, come si capisce dal suo cognome, ma abita in Italia da vent’anni), compagna di Marcell, ci regala un po’ di tempo per raccontarci tutta questa ondata di meraviglia che li ha travolti.

Un oro olimpico che profuma di sogni. Una pagina di storia che Marcell Jacobs ha scritto nella notte olimpica di Tokyo 2020. Quell’1 agosto che resterà indelebile nel cuore di tutti coloro che davanti alla televisione si sono sentiti davvero ‘fratelli d’Italia’ nei 100 metri che lui ha corso in 9”80 con tanto di record.

“Ho seguito la gara a Genova, a casa di un’amica. Beh, quando ho visto che è partito ed è andato via come una piuma… ho capito che si sarebbe portato a casa qualcosa di bello. Ho esultato come una pazza, non avevo più voce… è stato fantastico. Sono ancora incredula per quello che ha fatto, ma tutta la determinazione e l’ambizione che ha sempre avuto non potevano che portarlo dove è arrivato oggi”.

Vi siete sentiti prima della gara? “Una chiamata veloce, si stava preparando con la sua mental coach, era agitato, volevo solo sapesse che eravamo con lui. Ci siamo risentiti quattro ore dopo la finale, perché ha fatto interviste su interviste. La prima cosa che mi ha detto? ‘C**o ho fatto qualcosa di fenomenale, prima di capire quello che ho fatto è passato un po’ di tempo, ho scritto la storia’. Subito invece ho sentito sua mamma, Viviana, urlavamo entrambe come due pazze”.

Una gioia incontenibile, Nicole è un fiume in piena: “Sono felicissima di questo traguardo e di questa ambizione che lui ha e che l’ha portato dove è oggi. È il suo lavoro, sacrifica tanto la sua vita per allenarsi, cerchiamo di uscire poco, seguiamo un’alimentazione corretta… ci sono i pro e i contro per stare con lui (sorride, ndr), è una vita che non avevo mai fatto, ma grazie a lui ho imparato tante cose e, anche se su certi aspetti ci poniamo dei limiti, sento che non mi manca davvero nulla. Lo seguo in molte cose, penso di essere un tassello importante nella sua vita come lo sono tutte le persone che lo circondano, dal suo allenatore, sua mamma, il fisioterapista, la sua mental coach Nicoletta, lei è stata fondamentale perchè l’ha portato a credere in sé stesso, lui non era mai sicuro, aveva sempre paura di sbagliare, poi è arrivata lei e gli ha insegnato a gestire queste ansie… e si è visto ieri come s’è mangiato quella pista… Ecco, tutti noi siamo un tassellino che lo riempie, poi certo, è lui che fa tutto”.

Ieri – prima dell’oro – Marcell e Nicole erano due persone ‘normali’, “Sì, non siamo mai passati inosservati anche per il nostro modo di vestire, ma… adesso è diverso”, e infatti oggi i riflettori sono tutti per voi. “Guarda, in Equador quando hanno sentito il mio cognome e si è diffusa la notizia che sarei diventata la moglie di un campione olimpico, hanno iniziato a tartassare i miei familiari che vivono là, a chiedere informazioni… una cosa incredibile, ovunque parlavano di me”.

E i social non smentiscono, anzi, dai 7mila followers al doppio in poche ore: “Quando Marcell ha vinto, tra Instagram e Whatsapp, il mio telefono stava impazzendo tra chiamate e messaggi. E poi sono andata a vedere la sua pagina, i followers crescevano, poi ho guardato la mia, arrivavano a centinaia, così come i messaggi e le storie in cui ero taggata… addirittura le mie viaggiavano sulle 150mila views. Ma siamo felici, parliamoci chiaro, chi non lo sarebbe?”.

L’atletica per Marcell è diventata un mestiere, la sua vita, ma da piccolo… “Giocava a basket come suo papà, poi ha iniziato a giocare a calcio, ma il suo allenatore gli ha consigliato di cambiare disciplina perché era bravo a correre. Ha fatto salto in lungo che ha lasciato per varie problematiche fisiche, ma in cuor suo è contento di questo perché era stanco di infortuni. Quando tre anni fa ha iniziato a preparare i 100 metri, ogni gara che faceva si migliorava e ha capito che la sua strada era proprio quella”.

Chiudiamo, almeno per il momento, il capitolo Olimpiadi. Parliamo di voi, di quel colpo di fulmine: “Ci siamo conosciuti a Milano, in discoteca, era il 23 dicembre del 2017. Beh, è stato amore a prima vista e da quel momento non ci siamo più lasciati. Lui dopo pochi giorni è partito per il raduno che fa ogni anno a Tenerife per un mese… la nostra relazione si è basata sulla fiducia ed è stato fondamentale, perché con la sua vita che lo porta spesso a viaggiare, quello è il nostro punto forte.

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