Buoni pasto

Tipologia, modalità di erogazione e trattamento fiscale: riflettori accesi sui buoni pasto

Tipologia, modalità di erogazione e trattamento fiscale: riflettori accesi sui buoni pasto
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I buoni pasto hanno sempre rappresentato benefit molto apprezzati tanto dalle aziende quanto dagli stessi dipendenti. Le aziende possono ridurre le spese legate al servizio di mensa, mentre i collaboratori hanno la possibilità di consumare durante la pausa pranzo i pasti preferiti, senza necessariamente accontentarsi di ciò che offre la mensa aziendale.

Il grande vantaggio è che i dipendenti possono utilizzare i ticket come ritengono opportuno: ordinando cibo da casa, acquistando alimenti negli e-commerce online o nei supermercati oppure mangiando direttamente in pizzerie, trattorie, bar o ristoranti.

Ne esistono due tipologie: elettronici, che sono più pratici da usare e che sono dotati di un microchip leggibile tramite i terminali POS degli esercenti, e cartacei.

In linea di massima i buoni pasto spettano a qualunque dipendente privato abbia un contratto di lavoro, a tempo determinato o indeterminato, part time o full time. Ne ha diritto anche chi lavora in smart working, anche se la normativa può variare a seconda dei casi specifici. E ancora le modalità di erogazione possono variare a seconda che si tratti di tirocinanti o apprendistato.

Il discorso è molto ampio e quindi, per ricevere maggiori informazioni sull'argomento, è consigliabile leggere il contenuto di approfondimento che spiega i buoni pasto a chi spettano, in base alle varie categorie, e quando invece non sono fruibili.

Vale la pena soffermarsi anche sul trattamento contributivo e fiscale, che presenta delle differenze e dei limiti di esenzione. I buoni pasto, infatti, seguono una normativa fiscale a parte e, nello specifico, sono esenti da contribuzione previdenziale e da tassazione per un importo quotidiano di 4 euro, per quelli cartacei, e di 8 euro per quelli elettronici.

Per quanto riguarda gli operai in cantieri edili, in altre strutture lavorative dal carattere temporaneo o comunque in attività lavorative collocate in aree prive di servizi di ristorazione, i buoni pasto possono arrivare ad un importo massimo giornaliero di 5,29 euro.

Oltrepassate queste soglie la differenza deve essere sottoposta a tassazione e alla contribuzione previdenziale.

A tal proposito è utile sapere che c'è la possibilità di cumulare fino ad 8 buoni per ogni transazione in una singola giornata, a patto però di non superare i limiti di esenzione quotidiana precedentemente indicati.

Non è invece prevista l'erogazione dei buoni pasto nei periodi di ferie o di malattie del dipendente, che non possono essere considerati agevolati fiscalmente. Se l'azienda decide di erogarli ugualmente, è opportuno sapere che in tal caso i buoni pasto concorrono alla formazione del reddito di lavoro dipendente.

Qualunque sia la modalità di erogazione, i buoni pasto rappresentano benefit utili e preziosi tanto per le aziende, che vedono innalzare la produttività e il benessere dei loro dipendenti, quanto per i collaboratori che hanno un maggior potere d'acquisto e possono concedersi una pausa pranzo secondo i loro gusti culinari.

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