Beppe Romele: “Ho una disabilità ma mi sento fortunato, ho combattuto per raggiungere i miei obiettivi. Il sogno infranto di Rio e ora Parigi”
“Viviamo in un Paese in cui la disabilità è vista come un limite e finchè non si cambierà il modo di pensare, noi resteremo sempre disabili. Ma sai cosa ti dico? Che io mi sento fortunato, ho una disabilità dalla nascita eppure mi sono rimboccato le maniche e sono andato a prendermi ciò che volevo… chi si definisce ‘normale’, adesso magari è seduto sul divano a far niente”. Giuseppe Romele, per tutti semplicemente Beppe, atleta pisognese classe 1992 in forza alla Polisportiva Disabili Valcamonica (e delle Fiamme Azzurre), è schietto, lo è sempre stato, lui è uno di quelli che quando si fissa un obiettivo, lo insegue e lo porta a casa. Un po’ come quella medaglia di bronzo alle Paralimpiadi invernali di Pechino nel 2022. E ora ci risiamo: Parigi 2024 è alle porte e stavolta le Paralimpiadi sono estive.
“Sono pronto, incrocio le dita e speriamo vada tutto bene”.
La disabilità di Beppe è la ipoplasia femorale bilaterale: “Praticamente significa che non si sono sviluppati i femori e quindi le cosce, una malattia congenita che mi è stata diagnosticata quando avevo due mesi. Mi hanno operato e hanno messo un innesto femorale nella gamba destra e un innesto tibiale nella gamba sinistra”.
Cosa ha significato per te questa disabilità? “Mi sono adattato ma sono sempre riuscito a fare tutto quello che volevo fin da bambino. La difficoltà più grande che ho avuto non è stata tanto il rapporto con le altre persone quanto a livello fisico, perché ho dovuto portare per molti anni dei tutori che mi davano problemi alle caviglie; con l’età dello sviluppo li ho dovuti sostituire ogni anno e a 22 anni li ho tolti”.
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