Fiorenzo Giorgi: “Da calciatore mi sento brenese, da allenatore darfense. A 10 anni giocavo a calcio in piazza, a 17 l’esordio nel Darfo...”
Fiorenzo Giorgi sorride, il triplice fischio dell’arbitro dice che il 2-0 con la Zognese è abbastanza per tenersi ben saldo quel secondo posto sudato e pure meritato.
L’avventura da mister sulla panchina del Sovere Calcio è iniziata nell’anno del Covid, il 2020, e prosegue oggi a gonfie vele. Ma il dna di Fiorenzo Giorgi è camuno, originario di Gratacasolo, frazione di Pisogne, e ‘adottato’ da Darfo Boario Terme (anche calcisticamente) da ormai quarant’anni, quando si è sposato con Anna, sua tifosa da sempre. Poi ci sono Matteo, classe 1986, e Federico – per tutti Chicco, nato nel 1992, i suoi due figli. E lo sport, che ha sempre fatto da colonna sonora alla loro vita.
“Lo sport ha sempre avuto un ruolo importante – spiega Giorgi -, io l’ho sempre praticato e ho cresciuto i miei figli, non so se bene o male visto che li ho un po’ plagiati a diventare calciatori di discreta carriera dilettantistica (sorride, ndr). Entrambi hanno vestito la maglia neroverde e Federico è ancora il capitano. Mia moglie è tifosissima del Darfo, io ci ho giocato e l’ho allenato”. E quindi il Darfo occupa un posto speciale nel cuore della famiglia Giorgi.
“Ma non viviamo solo di calcio, tanto è vero che Matteo ha smesso di giocare per problemi alle ginocchia a 27 anni ed è diventato un triatleta di quelli bravi e adesso ci divertiamo anche a seguirlo”.
Per chi mastica calcio e ne fa più di una passione, è importante avere una famiglia che la condivide: “Direi proprio di sì e io sono fortunato, perché mia moglie mi ha sempre seguito e supportato ed è stata di grande aiuto anche quando ero via da casa per partite e allenamenti.
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