Francesco Moser protagonista della Conviviale del Panathlon Club di Vallecamonica
Preceduta da una visita al Museo del Velocipede a Berzo Inferiore dove soci e ospiti del Club hanno potuto ammirare la storia del ciclismo attraverso le biciclette, attrezzature e strumenti presenti nei diversi spazi e stanze, la Conviviale si è svolta presso l’hotel Aprica di Boario Terme dove Francesco Moser, prestigioso ospite della serata, ha tenuto desta l’attenzione degli oltre 60 partecipanti attraverso, storie,
aneddoti, racconti della sua immensa storia ciclistica e non solo. La serata è iniziata con la presentazione degli ospiti da parte del presidente del Club Ottavio Bonino, su tutti Francesco Moser ma anche le cicliste Mary Cressari e Mara Mosele, il gregario di Moser Roberto Sorlini e il consiglio direttivo del Pedale Vintage, unitamente ai ringraziamenti ad Ezio Maffi, organizzatore della serata. Il giornalista Ciro Corradini ha
poi fatto una breve presentazione di Francesco Moser, ‘un campione che è una fetta importante del ciclismo mondiale, con un palmares importante, fortissimo su strada e in pista, nei grandi giri e a cronometro, con una forte tradizione contadina a livello
familiare e una passione per il ciclismo che ha coinvolto intere generazioni. Si potrebbero raccontare infiniti aneddoti su Moser ma inizio chiedendo la gara più importante, quella che ricordi con piacere?’ ‘Per un atleta le gare sono tutte importanti, potrei dire la prima nel 1969 quando mio fratello mi ha convinto a correre. Erano anni di crisi per il ciclismo, avevamo una bici nostra con il marchio della squadra, oggi ogni squadra ha in dotazione 2/3 milioni di valore per le bici, i Giovanissimi hanno la bici personalizzata, insomma un altro mondo. Ricordo con piacere anche il Trofeo Baracchi che si svolgeva a coppie a cronometro tra Brescia e Bergamo, così come i Giri d’Italia perché vincere una gara di tre settimane è una gran fatica a livello fisico e psicologico’.
Più volte nel corso della serata Francesco Moser ha sottolineato l’enorme differenza tra il ciclismo di oggi e il suo ciclismo ‘Oggi le corse sono tutte controllate, si segue la tecnologia, il meteo, l’alimentazione, la medicina, i Direttori Sportivi conoscono ogni minuto della corsa grazie alle radioline e gestiscono tutti i kilometri. E’ anche più difficile oggi vincere perché se uno sbaglia qualcosa non può più recuperare. O si
cambiano le regole o altrimenti i Grandi giri verranno sempre decisi in due/tre tappe’.
Incalzato dalle domande di Corradini e di Roberto Goffi, il campione trentino ha narrato episodi, aneddoti, storie di ciclismo che, al giorno d’oggi, sembra di altri tempi. ‘Ai miei tempi le corse le facevano i corridori in corsa non i Direttori Sportivi a tavolino; certo, c’erano le squadre che controllavano ma l’attacco a sorpresa era all’ordine del giorno, le fughe andavano in porto’. Scontata la domanda sulla rivalità tra Moser e Saronni e risposta equilibrata da parte del campione di Palù di Giovo: ‘La storia, non solo del ciclismo è fatta di rivalità, e l’informazione, la stampa, le tv vivono di queste rivalità e sono sempre alla ricerca di scoop su un campione o un altro. In quel momento era
necessario tenere vivo l’interesse attraverso i confronti o gli scontri tra Moser e Saronni e bisogna dire che l’interesse c’è se ci sono i campioni, i personaggi. La stampa deve parlare, la pagine dei giornali vanno riempite, si cerca l’informazione importante e con me e Saronni si andava a nozze. Oggi ad esempio non c’è grande rivalità, i campioni si evitano’. Tante belle parole riferite alla famiglia d’origine ‘dove ho imparato la mentalità del lavoro, della fatica, dell’impegno quotidiano. Il lavoro in campagna mi ha forgiato, ma non solo ho fatto tanti altri lavori’. Molti anche i racconti della sua infanzia a Palù di Giovo. Altra domanda sulla differenza tra pista e strada, visto anche il suo record
dell’ora: ‘oggi Ganna sta facendo grandi cose, viaggia a 57km/h in pista, vince le crono su strada, esiste tanta specializzazione oggi. Negli anni ’70 la pista era alternativa alla strada’. Le domande dei giornalisti hanno poi analizzato i rapporti tra Moser e i corridori bresciani e Moser ha descritto carattere e caratteristiche di Boifava, Gavazzi, Visentini, Bontempi, Bertoglio, Rosola, Dancelli, evidenziando le modalità di corsa confermando la grande tradizione ciclistica del nostro territorio’. E i campioni di oggi?
‘Mi impressiona la capacità della Slovenia di sfornare campioni come Pogacar, Roglic, Mohric mentre noi in Italia non riusciamo a creare qualche campione sia per le classiche che per i grandi giri’. Classica anche la domanda su come si vincono te Roubaix? ‘La Parigi – Roubaix è una corsa che se ti piace puoi anche vincerla se non ti piace rischi figuracce e quindi è meglio evitarla. Oggi si tende ad esasperare tutto anche le Classiche del Nord. Ma anche sui grandi giri oggi c’è troppo sbilanciamento a favore degli scalatori’. A questo punto sono stati invitati a parlare anche gli altri ospiti, legati al ciclismo, sempre tuttavia con un Moser attento a puntualizzare le parole degli altri. Roberto Sorlini, nativo di Darfo Boario Terme, gregario di Moser per 5 anni. ‘Il ruolo del gregario di un campione è molto delicato, si dipende da lui, bisogna sempre stare davanti, controllare la corsa, controllare le fughe’ e qui Moser ha aggiunto che ‘con i gregari c’era la riunione prima di ogni corsa per stabilire ruoli e compiti e sicuramente eravamo più creativi noi che non oggi. C’era la tendenza a non far vincere i gregari, lo faceva soprattutto Gimondi, perché poi un gregario vincente te lo portavano via’. Sono poi intervenute Mara Mosele, ex ciclista oggi compagna di Francesco Moser, che ha portato la sua esperienza di ciclista che ‘non ha vinto come Moser’ ma grazie alle grandi doti e alla passione per le due ruote ‘qualche corsa l’ho vinta anch’io’ e poi Mary Cressari, record dei 5, 10, 20, 100 km, 4 titoli italiani su strada e 2 su pista tra gli anni ’60 e ’70 che ha descritto come nel 1962 iniziò la sua carriera di ‘prima donna a vincere una gara di ciclismo femminile’ e di quando ‘Eddy Merckx mi ha chiesto che tipo di rapporto avessi usato nella Cronoscalata di Monte Campione’ e alla domanda di quale sia stata la sua vittoria più grande ha risposta ‘da donna quando sono diventata mamma’. E’ poi intervenuto il sindaco di Berzo Inferiore Ruggero Bontempi che ha ringraziato il Panathlon per la splendida serata e quindi sono iniziati gli scambi di doni tra il presidente Ottavio Bonino e gli ospiti: a Francesco Moser (unitamente ad un libro sulle Incisioni Rupestri curato dal socio Ausilio Priuli e al Trofeo della Gazzetta dello Sport in miniatura), Mary Cressari, Mara Mosele e Roberto Sorlini i gagliardetti del Club di Vallecamonica e una targa ricordo della Conviviale, mentre il socio Ezio Maffi ha donato al Club una targa per ricordare la serata con Francesco Moser. Il Presidente Bonino ha concluso con una frase di Moser tratta dal suo libro ‘Un uomo, una bicicletta’ ‘Il ciclismo come la campagna pretende una totale e incondizionata dedizione’ annunciando ai soci la prossima conviviale che si terrà presso l’Archeopark di Boario Terme lunedì 10 luglio con una serata che ricorderà i 35
anni di vita del Club e dove si parlerà di pattinaggio artistico con il tecnico federale e responsabile della Scuola Nazionale Pattinaggio Artistico Sara Locandro.